Proprio in questi mesi, negli Stati Uniti, c’è stato il rilancio dei fumetti dedicati a Rawhide Kid (clicca qui), per l’occasione riproposto nella veste di primo cow boy gay a fumetti. A ben guardare, tuttavia, il mondo dei fumetti western è sempre stato caratterizzato da un certo tipo di ammiccamenti e sottointesi, nonchè da una spiccata vena omoerotica di fondo.
Intanto bisogna dire che, se gli Stati Uniti sono la patria dei fumetti western (con Broncho Bill nel 1934), il vecchio continente ne è sempre stato il maggiore fruitore e produttore.
Probabilmente questo si spiega con il ruolo “eroico” avuto dagli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, e con la conseguente “mitizzazione” di tutto quanto faceva parte della cultura americana; non a caso i più grandi produttori di fumetti western sono da sempre la Francia e l’Italia (ovvero i primi paesi liberati dagli alleati).
L’Italia, in particolare, dagli anni ’50 a oggi può vantare la creazione di oltre trecento personaggi western, alcuni dei quali continuano ad essere presenti nelle edicole di oggi con un successo quasi immutato.
Ovviamente nessuno di questi personaggi ha mai fatto “coming out”, ma analizzandoli nel dettaglio si possono trarre conclusioni tutt’altro che scontate.
Nel biennio 1948-49 erano nate le tre tipologie base di eroe western: l’eroe solitario (Tex), il giovane pistolero (Il Piccolo Sceriffo) e l’avventuriero dalle doti eccezionali (Pecos Bill).
In tutti questi casi si trattava di pubblicazioni per un pubblico giovane e da tutelare, e in quegli anni questa “tutela” si manifestava con la rimozione di ogni accenno alla sessualità, degenerando spesso in un sadico accanimento contro i personaggi femminili (caratteristica che perdurerà per molti anni a venire: basti pensare alla tragica fine della moglie di Tex, che guarda caso avrebbe presto lasciato il posto al figlio Kit, diventato quasi subito un prestante ragazzotto tutt’ora in perfetta salute).
Il successo del Piccolo Sceriffo determinò la creazione di una vasta schiera di giovani emuli, il più popolare dei quali sarebbe stato Capitan Miki (1951), i cui autori ben riassumono la filosofia di quel periodo: “…di sesso allora non se ne poteva assolutamente parlare, dovevamo disegnare le donne senza il seno, di profilo le tratteggiavamo come gli uomini…“. Paradossalmente, se da una parte dovevano disegnare le donne con la gonna alla caviglia, quegli stessi autori erano liberi di rappresentare Miki mentre si faceva la doccia in pubblico (e invitava i suoi amici a fargli compagnia!).
Questi ammiccamenti, involontariamente gay friendly, trovarono ulteriori spunti in un altro personaggio creato dagli stessi autori di Capitan Miki, ovvero Il Grande Blek.
Blek è un biondo ed erculeo trapper (cacciatore di pellicce) che vive le sue avventure alla fine del XVIII secolo, vestendo solo di un paio di pantaloni aderenti e di un giacchettino di pelliccia che a stento contiene la sua possente muscolatura (in altre parole è un’icona gay ante-litteram). La cosa curiosa è che nelle sue storie (nelle quali non di rado si ritrova in situazioni abbastanza allusive, seppur stemperate da una comicità e un ironia alquanto ingenue) ha sempre dimostrato uno spiccato disinteresse per le femmine, mostrandosi al contrario molto legato al suo piccolo amico Roddy (tanto da adottarlo per poterlo avere sempre al suo fianco).
In quegli anni una censura sempre più bigotta iniziava a prendere piede (clicca qui), ma curiosamente non colse alcuna equivoca allusione negli eroi western che stavano spopolando in quel periodo.
Eppure di lì a poco le edicole si sarebbero riempite di cowboys e pistoleri per tutti i gusti: dagli adolescenti imberbi ai virili ultratrentenni, spaziando per gli sceriffi di colore, gli indiani e i meticci…Tutti molto machi, “cool”, affascinanti e senza donne!
D’altra parte la figura dell’eterna, platonica e tuttosommato inutile fidanzata iniziò a scomparire per lasciare spazio ad eroi assolutamente single, sempre più attraenti e sempre più spesso accompagnati da spalle maschili (a volte comiche, ma comunque legate da profondi vincoli di amicizia con i protagonisti).
A quanto ci risulta nessuno ha mai indagato su quanto abbia inciso il fascino e la carica omoerotica degli eroi western sul loro successo, ma è indicativo che il fenomeno abbia iniziato a calare quando sono comparsi fumetti in cui i personaggi maschili avevano una carica erotica più esplicita e visibile (negli anni ’70, con i tascabili porno e i supereroi).
D’altra parte se Tex e Il Grande Blek sono ancora in edicola un motivo deve esserci…
di Valeriano Elfodiluce
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