L’omofoba Patrizia Toia capodelegazione del PD a Bruxelles

Il voto dei civatiani scatena le polemiche dentro la comunità lgbt. I deputati spiegano.

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Sta suscitando non poche polemiche la scelta del gruppo del PD al parlamento di Strasburgo di eleggere Patrizia Toia come capo delegazione. Nota per le sue posizioni di chiusura rispetto alle istanze della comunità lgbt, l’europarlamentare ha ricevuto i voti anche dei deputati della corrente civatiana, ovvero coloro che, invece, su matrimoni, adozioni e omofobia la pensano in maniera diametralmente opposta. Ed è questo che ha scatenato le polemiche dentro la comunità. In una nota stampa diffusa pochi minuto fa, il presidente di Arcigay Flavio Romani si è detto sorpreso per l’elezione. “Senza nulla togliere all’esperienza e alle competenze dell’onorevole Toia – argomenta Romani – balza all’occhio la nomina in un ruolo rappresentativo di un’esponente che dalla sua delegazione, durante la votazione della Relazione Estrela sul diritto delle donne all’interruzione di gravidanza, si smarcò clamorosamente, autodefinendosi minoranza”. La stessa cosa fece l’allora capo delegazione Sassoli determinando, insieme ad altri astenuti del PD la bocciatura della relazione. “La domanda – chiede Romani -, allora, è duplice: quanto l’onorevole Toia è davvero rappresentativa del gruppo dei democratici che oggi siede in Parlamento? E di conseguenza: le posizioni che Toia esprime sono da considerarsi da oggi “maggioritarie” all’interno della delegazione dei democratici, al punto da poter condizionare la sintesi politica su temi quali l’interruzione di gravidanza o le unioni tra persone dello stesso sesso?”.

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L’eurodeputato del PD Daniele Viotti , civatiano e l’unico dichiaratamente gay, ha cercato di chiarire le cose con un post sulla sua bacheca di Facebook in cui scrive che “Patrizia Toia avrà un ruolo diverso, di coordinamento nell’organizzazione interna della nostra delegazione. Non si è trattato di un congresso né tanto meno di una scelta ad alto contenuto politico: Patrizia Toia e Antonio Panzeri sono entrambi ottimi deputati, hanno grande esperienza e conoscono bene il Parlamento Europeo. Tuttavia Toia ha proposto fin dall’inizio un percorso unitario, non condiviso da una componente del PD, sostenuto anche da campioni di laicità come Sergio Cofferati, Mercedes Bresso, Cecile Kyenge e Alessandra Moretti”. “Abbiamo dato il nostro voto – continua Viotti – a una persona con cui non siamo d’accordo su praticamente nulla: questo non ci porta ad aver cambiato idea sulle nostre istanze. Abbiamo dato il nostro voto alla persona più adatta a svolgere un ruolo di tipo – se vogliamo – funzionale. La battaglia politica rimane. Infine eviterei di trasferire sulla delegazione al Parlamento Europeo i temi e le battaglie che portiamo avanti in altre sedi o nel Partito”.

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Ma le critiche non arrivano solo dalle associazioni. Tra le voci che si sono alzate in queste ore c’è anche quella di Andrea Benedino, che nel PD ha fatto a lungo politica attiva come componente del tavolo per le questioni lgbt. “Il capodelegazione è un ruolo politico, lo è stato con Nicola Zingaretti prima e con David Sassoli poi, quando i capigruppo erano personaggi espressione di altri paesi – scrive sul suo blog -. Si dà un segnale a certa cultura che viene comunque rappresentata, fosse anche per questioni meramente “funzionali”. In altri termini: se io fossi nell’antimafia e votassi, fosse anche per una candidatura di mera rappresentanza, qualcuno che sostiene che con certe forme di malavita si deve convivere, quanta credibilità avrei poi in quella che è la mia battaglia qualificante? La questione sta tutta qui”.
A rincarare la dose arriva anche Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia che definisce l’elezione di Patrizia Toia la “peggiore ipotesi” che si è materializzata”.

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