C’è voluto un po’ di tempo, ma finalmente ecco in Italia Vita e cultura gay – Storia universale dell’omosessualità dall’antichità a oggi (Ed. Cicero, € 48,00). Uscito l’anno scorso per l’editore inglese Thames & Hudson e già tradotto in sei lingue (oltre l’edizione americana), è un ottimo lavoro collettivo, curato dallo storico australiano Robert Aldrich (omonimo del regista hollywoodiano), il quale ha scritto anche una prefazione.
Aldrich si è attorniato di intellettuali provenienti da molti paesi (tra cui 2 italiani), specializzati in studi gay e lesbici. La cosa garantisce un salutare pluralismo di idee, forse il merito più grande di tutta l’opera, scritta peraltro in maniera accessibile nonché arricchita da oltre 300 splendide illustrazioni, scelte in stretta relazione col testo.
I tredici capitoli ricostruiscono la storia dell’omosessualità, che ha interessato praticamente tutte le culture, incluse quelle in cui rimane tuttora un tabù. Sette ripercorrono cronologicamente l’omosessualità nel mondo occidentale (L’omosessualità in Grecia e Roma, Il Medioevo, L’Europa nella prima età moderna 1440-1700, Omosessualità maschile nell’età dei Lumi e delle rivoluzioni 1680-1850, L’era omosessuale 1870-1940, Omosessualità e politica nelle società occidentali del secondo dopoguerra e Il mondo gay: dal 1980 a oggi), uno è sull’Oriente (L’omosessualità nel Medio Oriente e in Nord Africa), uno sull’Asia (Asia: desiderio e intimità fra persone dello stesso sesso ), uno sull’America (Le Americhe: dall’epoca coloniale al XX secolo) e due sul lesbismo (Lesbiche e donne all’inizio dell’età moderna in Europa 1500-1800 e Amare una donna nel mondo moderno). L’ultimo poi esamina come i comportamenti sessuali europei si siano a modificati a contatto con altre società (Scoprire l’omosessualità: un raffronto interculturale e la storia della sessualità).
In questo excursus attraverso i secoli e i continenti, l’omosessualità si rivela in tutte le sue forme: come circostanza più o meno occasionale o come pratica ricorrente, stimata o al contrario vista come peccato o malattia incurabile. Si parte da quella che è forse la prima storia omosessuale: in Gilgamesh (1700 a.C.) si racconta di un re che incontra il selvaggio Enkidu, col quale condividerà numerose avventure e che amerà "come fosse una moglie".
Si rivivono poi tanti altri momenti, entusiasmanti quanto nefasti, come il mondo classico (dove l’omosessualità fu diffusa nonché socialmente accettata), il rovinoso avvento del Cristianesimo (ricordo l’imperatore Giustiniano, il quale decretò l’indiscriminata messa a morte di tutti gli omosessuali, considerandoli causa di carestia, peste e terremoti), l’Ottocento (con la nascita delle prime comunità gay nelle città moderne), fino ai giorni nostri, con la sterzata decisiva di Stonewall e Internet, in cui la carnalità si rifugia nell’illusione virtuale delle chat.
Le cose migliori sono probabilmente quelle che riguardano le realtà più lontane da noi, quelle su cui è più raro leggere qualcosa: dall’Africa alle civiltà precolombiane, dalla Polinesia all’Estremo Oriente. Valga per tutti l’esempio della tribù dei sambia, in Nuova Guinea, dove l’omosessualità ha un altissimo valore di iniziazione, indispensabile per il buon funzionamento della società. Qui i ragazzi a 10 anni sono soliti praticare sesso orale con gli adulti scapoli, a 15 diventano a loro volta donatori di seme per poi darsi definitivamente ai rapporti con le donne.
Un libro fondamentale, dunque, per avere le idee più chiare sull’omosessualità e per ricordarci quale sia stato il prezzo pagato nelle nostre società per conquistare un po’ di spazio e di visibilità. E, soprattutto, quanto ci sia ancora da fare…
di Vincenzo Patanè
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