Se ne parla da anni, e ora è realtà. L’Ombra di Caravaggio segna il ritorno alla regia di Michele Placido, con Riccardo Scamarcio negli abiti del celebre Michelangelo Merisi. A due anni dal via alle riprese 01 Distribution ha finalmente annunciato la data d’uscita in sala del biopic, molto probabilmente ‘scartato’ da Alberto Barbera per l’imminente Mostra del Cinema di Venezia; 3 novembre 2022. Facile immaginare un’anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma, che si terrà dal 13 al 23 ottobre prossimo.
Il film esplorerà l’intricata e avventurosa esistenza di Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, “popstar al suo tempo raccontata nelle sue profonde contraddizioni e nelle oscurità del suo impenetrabile tormento“. Ribelle e inquieto, devoto e scandaloso, indipendente e trasgressivo, il Caravaggio che Placido mette in scena è “un’artista maledetto dal talento assoluto, ma soprattutto una rockstar ante litteram, un rebel without a cause costretto ad affrontare gli inquietanti risvolti di una vita spericolata – con le sue donne e i suoi demoni – in cui genio e sregolatezza convivono per regalarci un personaggio fuori dal tempo e un’icona affascinante e universale“.
Con le sue donne e i suoi demoni? Possibile che ogni allusione all’omosessualità del pittore debba fare riferimento a chissà quale inferno? Una sinossi che fa saltare dalla sedia, quella diffusa da Rai Cinema, che inevitabilmente fa riemergere dai più bui angoli della nostra memoria il criticatissimo Caravaggio ‘etero’ di Raiuno, andato in onda nel 2008 con Alessio Boni protagonista.
Nel 1986 Derek Jarman diede vita ad un capolavoro con Caravaggio, orso d’argento a Berlino e al 93º posto della lista dei migliori cento film britannici del XX secolo secondo il British Film Institute. 36 anni dopo tocca ad una coproduzione italo francese, con il resto del cast composto da Louis Garrel, Isabelle Huppert, Micaela Ramazzotti, Tedua, Vinicio Marchioni e Lolita Chammah.
Intervistato da Repubblica, nel 2020 Michele Placido annunciò un film “scandalo” con queste parole. “Più che per l’omosessualità per il misticismo del nostro Caravaggio. Non farà piacere alla Chiesa Romana, che ci ha negato le chiese per le riprese. Siamo andati a Napoli dove ci hanno accolto benissimo. Il Vaticano non fa una bella figura per come tratta Bruno, per la morte di Caravaggio, che per noi fu ucciso. Sgarbi paragona Caravaggio a Pasolini non solo per l’omosessualità ma anche per la fine misteriosa. Nella Roma piena di spie filospagnole e filofrancesi era scomodo perché nei suoi quadri c’era la vera vita romana, come Pasolini andava per le strade e si sceglieva i compagni di viaggio.”
Ritenuto responsabile di un omicidio durante una rissa e condannato a morte per decapitazione, Caravaggiò passò anni in fuga per scampare alla pena capitale, per poi morire ad appena 38 anni, il 18 luglio 1610, affaticato e malato di febbre alta. Nel corso dei secoli si è dibattuto sulla sua morte, a quanto pare causata da brucellosi o saturnismo, dovuto alla presenze di piombo e arsenico nei colori impiegati per le opere d’arte. C’è poi chi, a conclusione di una rilettura di documenti dell’archivio di Stato e dell’Archivio Vaticano, parla di omicidio da parte di emissari dei cavalieri di Malta, con il tacito assenso della Curia Romana.
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