Spalla destra di Madonna, coreografo per cinema e televisione, da Carlo Verdone a X-Factor, Amici a Stefano Accorsi.
Luca Tommassini ha fatto della danza un mestiere e punto di riferimento. Una passione coltivata e custodita nel tempo, crescendo presso Pinetta Sacchetti, zona di Roma dove dichiara che era vietato sognare. All’epoca Tommassini era solo un bambino che guardava Flashdance, Saranno Famosi, Footloose, Staying alive, immaginando una realtà molto più grande di quello che lo circondava: “Per me erano ossigeno, vedere persone come me ma con qualcosa di magico e io ho cercato realizzare quella magia”. Come racconta ospite su Rai1 per Oggi è un altro giorno, sognare non era una scelta, ma un dovere per salvarsi. Durante l’intervista, il coreografo parla di Pasqualina, mamma guerriera che è ancora oggi ancora e sostegno, e un padre che “usava molto le mani”.
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“Una volta mi tirò in faccia un posacenere di cristallo, di quelli anni Settanta, quadrati” racconta a Serena Bortone. Dopo l’evento, Tommassini smise di parlare per settimane. Lo portarono dallo psicologo per superare il mutismo: “Ovviamente di nascosto da mio padre“. Di nascosto c’era anche la scuola di ballo, via di fuga e liberazione, che sua madre ha difeso sin dall’inizio. Iniziarono a volare bottiglie di vetro contro il muro e contro di lei, ma il piccolo Luca, che all’epoca aveva 8 anni, prese le sue difese: “Per la prima volta gli urlai in faccia: Vattene, vattene!’. Finché non se ne andò”.
Tommassini racconta di una violenza quotidiana che andava taciuta e nascosta, anche quando spediva all’ospedale: “Mi hanno costretto a mentire e dire che non era stato lui” racconta a Bortone “Non siamo mai riusciti a fare le denunce perché avevamo, io e mia mamma, contro tutta la famiglia“. Ma l’incubo un giorno è finito, permettendo ad entrambi di risvegliarsi di nuovo e dedicarsi a sogni migliori.
Il rapporto con Pasqualina è stato per Tommassini essenziale, il motore che ha acceso e motivato la sua passione, permettendogli di mettere da parte i soldi e andare a studiare negli Stati Uniti. Sua madre è rimasta punto di riferimento durante tutto il viaggio, anche la notte degli Oscar: “Guardavo in platea: sembravano cartonati e invece c’era tutta Hollywood, ogni tanto incrociavo gli occhi di qualcuno ma dovevo rimanere immobile. Non riuscivo a stare fermo e allora pensavo a mia madre che nella vita avrebbe voluto fare la ballerina e non ha potuto farlo” racconta il coreografo “Ogni volta che vado in scena penso di portarmi pure lei e tutti i sacrifici che ha fatto“.
Quando ritorna a quel periodo, parla di un’epoca apparentemente senza speranza. Ma Luca Tommassini si è ribellato a quella realtà, riscrivendola: “Mi sono concesso di sognare”.
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