Ospite di Otto e mezzo per lanciare la sua autobiografia, “Un amore chiamato politica”, Luigi Di Maio ha sottolineato in studio come per ‘screditarlo’, in passato, sia stato definito omosessuale. Lilli Gruber, conduttrice del contenitore serale de La7, ha subito incalzato il ministro degli esteri, domandandogli come sia possibile considerare l’omosessualità al pari di un insulto. “Ovviamente prendo la domanda come provocatoria per risponderle“, ha replicato Di Maio. “Io nel libro ho detto che non mi sono offeso ma semplicemente che era una notizia non vera e che io sono eterosessuale”.
“Dice che l’hanno usata in campagna elettorale per attaccarla. Ma nel 2021 chi è che può pensare all’omosessualità come un discredito? Excusatio non petita?“, ha ribattuto Gruber. “Anche a me hanno detto che sono lesbica, non ho sentito il bisogno di ribattere o affermare se lo sono o meno”.
“Infatti io non lo ritengo un’offesa“, ha replicato Di Maio. “L’ho scritto per mostrare fino a che punto la politica può utilizzare temi che hanno una loro dignità per offendere il proprio oppositore”. “Fu usato con tono dispregiativo, ed è questo ad essere assurdo. Non il fatto che mi diano dell’omosessuale. Questo non è assolutamente vero, ma non è offensivo“.
“Penso che nel 2021 non si possa screditare una persona additandola come omosessuale“, ha concluso Gruber. “Penso che siamo fuori dal mondo se crediamo questo“.
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Dovrebbe vergognarsi l’opportunista seriale…