L’UE minaccia sanzioni e strappi, ma l’Ungheria non molla la presa dalla propria omobitransfobia istituzionale. Viktor Orban, presidente dal 2010, ha ribadito la propria posizione nei confronti dell’Europa nel corso di una trasmissione radio.
“Non esiste una somma di denaro per la quale sia ammissibile l’ingresso dei migranti nel Paese o dei propagandisti LGBT nelle nostre scuole”, ha tuonato Orban, che ha così deciso di sfidare apertamente quell’Unione Europea che da mesi chiede lo stralcio delle leggi omobitransfobiche approvate nel Paese. “Ciò che accade ai nostri figli e ai nostri nipoti è molto più importante del denaro”, ha sottolineato Orban, dopo aver ricordato come la Commissione europea abbia trattenuto 20 miliardi di euro destinati a Budapest. Ma a lui non importa.
La contestatissima legge ungherese contro la “propaganda gay” è finita alla Corte di giustizia europea. La legge vieta qualsiasi “promozione LGBTIQ+” nei confronti dei minori, come avviene in Russia dal 2013. Ma con una differenza sostanziale: l’Ungheria fa parte dell’Unione Europea.
Il Consiglio europeo ha chiesto a più riprese al governo ungherese di cestinarla, ma Orban non ha mosso un dito, pretendendo persino l’approvazione elettorale tramite referendum apposito fortunatamente bocciato. Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione europea, ha più volte minacciato l’Ungheria, sbandierando anche l’ipotesi di salate ripercussioni economiche. Puntualmente arrivate.
Orban ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia UE in difesa della sua legge, con conseguente condanna insieme a Polonia e Italia da parte del Parlamento europeo per “retorica anti-LGBTQIA+“. Nel frattempo le librerie del Paese vengono multate se non coprono libri a tematica LGBTQIA+ con appositi avverimenti, mentre una mostra del World Press Photo è stata vietata ai minori perché contenente scatti raffiguranti drag queen. A fine 2023 60 persone transgender hanno presentato ricorso al Tribunale Europeo dei Diritti dell’Uomo contro le leggi anti-trans ungheresi, ma Orban, nel frattempo pubblicamente ammirato ed elogiato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, prosegue sulla propria strada, forte anche dell’ennesimo trionfo elettorale del 2022, con Fidesz che si è confermato primo partito della nazione con il 53,31% dei voti.
#Hungary cannot be blackmailed! There is not enough money in the world to force us to accept mass #migration and to put our children in the hands of LGBTQ activists. This is impossible! pic.twitter.com/RXobNStYMy
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) January 19, 2024
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