È stato Cal Calamia a vincere la maratona di New York.
Ha 27 anni, utilizza i pronomi he/they, ed è una persona trans* e non binaria. Per questo ci ha messo più del previsto ad unirsi alla corsa: lo scorso anno ha dovuto rispondere alla US Anti-Doping Agency (USADA) perché era ancora sotto testosterone. Ad un mese dalla New York City Marathon 2023, ha ricevuto dall’USADA un’esenzione per gareggiare sia nella categoria per uomini che per persone binarie, arrivando sul podio di quest’ultima nel giro di 2:48:50 minuti.
Calamia si è portato a casa la medaglia come prima persona non binary a vincere la maratona, ma quasi tre mesi dopo non ha ancora ricevuto il suo premio di 5000 dollari (come i precedenti vincitori): stando al nuovo regolamento della New York Road Runners (NYRR) l’organizzazione di corsa può eleggere e premiare solo i maratoneti che gareggiano da oltre sei mesi. Ma l’atleta risponde che il nuovo regolamento non è stato sponsorizzato o divulgato adeguatamente né prima né dopo la sua registrazione un anno fa.
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“Ho chiesto loro di risepttare la polizza indicata durante la mia registrazione, ma si sono rifiutati” scrive Calamia in un video su Instagram “Per intenderci, la New York Marathon non premia quindi lə maratonetə non binary, perché ho vinto e non mi pagheranno. Invece di godermi la vittoria come chiunque altro, mi sento a pezzi”.
La prima volta che Calamia partecipò alla maratona si unì nella categoria femminile. Solo dopo aver iniziato il percorso di affermazione di genere ha capito che non esistevano spazi per atletə come ləi. Correre finalmente nella categoria non binaria è stata una liberazione di gioia, o nelle sue parole “un’esperienza emotivamente travolgente” che gli ha permesso di essere sé stesso, facendo quello che ama di più senza che qualcunə lo mettesse in discussione.
Proprio per questo vuole continuare a correre ancora più forte di prima, e permettere lo stesso a chiunque altrə: negli ultimi anni l’atleta si è attivato per istituire delle categorie non binarie anche per le maratone di San Francisco, Boston, e Chicago, e sensibilizzare le competizioni sportive “ad una maggiore consapevolezza e inclusività” negli spazi competitivi.
Non è un capriccio, ma un’urgenza in seguito alle innumerevoli polemiche e normative istituite negli ultimi anni che non vorrebbero lə atletə trans* alla pari di quellə cisgender (ma come spiegavamo qui: non hanno molto senso). “Lə atletə transgender e non binary non sono una novità. Sono sempre statə presenti in ogni aspetto della nostra vita” dichiara C.C. Tellez, co-fondatore della Philadelphia Pride Run e attivista LGBTQIA+ “Non è mai stata una questione finché la gente non ha deciso di renderla una questione. Penso che questo dica molto del clima politico in cui ci troviamo al momento“.
Come spiega Tellez in un’intervista con USA Today, le nuove generazioni hanno sempre più bisogno di figure come ləi: riflettono quelle possibilità che altrimenti troveremmo irrealizzabili.
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