Arrivata su Netflix la scorsa settimana, Ripley sta scalando la classifica delle serie più viste sulla piattaforma, con critiche particolarmente e meritatamente entusiastiche. Al fianco di un fantastico Andrew Scott e Dakota Fanning spicca Eliot Sumner, 33enne figliə no-binary di Sting e Trudie Styler, natə a Pisa nel 1999. Cantante, musicista e DJ, Eliot ha inciso tre album. Prima con i Blame Coco, poi da solista e infine con il gruppo Vaal. Da un punto di vista sentimentale ha fatto coppia con la modella austriaca Lucie Von Alten e con la modella Frankie Herbert, mentre al momento è dichiaratamente single. Recitativamente parlando, Summer si è fattə vedere in Stardust, The Gentlemen, No Time to Die, l’Ombra del Passato, Infinite Storm, Pretty Red Dress e La Divina Cometa di Mimmo Paladino.
Ma è con Ripley che ha fatto suo il primo ruolo di rilievo trasformandosi nel ricco Freddy Miles, interpretato da un indimenticabile Philip Seymour Hoffman nel film anni ’90 di Anthony Minghella. Un personaggio ambiguo, queer nonché grande amico di Dickie Greenleaf, che Tom Ripley è venuto a cercare in Italia per riportarlo negli USA, come richiesto da suo padre. Tra Tom e Eliot non scorre buon sangue. Dal primo incontro spicca una reciproca antipatia. Sumner non crede in quel che dice Ripley, scorge le sue ripetute menzogne, mentre lo stesso Ripley è convinto che Eliot non sia chi dice di essere. Freddie si vede in 3 episodi, ma è in uno, straordinario, girato a Roma, che mette il protagonista alle strette.
Sumner ha affrontato il provino per Miles in modo davvero unico, interpretandola in modo completamente diverso dalla descrizione che aveva del personaggio, su carta descritto come “un americano rumoroso“. Eliot ha invece “deciso di renderlo un inglese molto attento e arrogante, e vedere come andava”. “Ho davvero pensato che fosse molto carino da parte loro darmi una possibilità, ma non credevo di farcela”. “Per me Freddie è questo elegante collegiale che vive all’estero e che è indiscutibilmente benestante. E soprattutto è tutto ciò che Tom Ripley odia. L’ho trovato molto, molto divertente da interpretare. Questo è il mio secondo ruolo importante, c’erano giorni in cui mi sentivo come Tom Ripley e dunque sentivo una sorta di sindrome dell’impostore“.
Lo stesso Steven Zaillian, sceneggiatore nonché regista della miniserie, ha rivelato di aver scelto Sumner per la parte perché ha stravolto il personaggio. “Ho fatto l’audizione per quella parte ad almeno duecento persone, e il 95% degli attori ha fatto un’imitazione di Philip Seymour Hoffman. Philip era davvero bravo in quel film ed è rimasta indelebile la sua interpretazione. Forse per questo gli attori che ho provinato lo hanno ricalcato. Eliot invece no, è stata lei a proporre un Freddie diverso, più sofisticato e meno “gradasso””.
Scelta rischiosa ma clamorosamente vincente, perché il Freddie Miles di Eliot Sumner è ugualmente ipnotico come il disturbante Tom Ripley di Andrew Scott. Nel dubbio, senza mai dimenticare l’amata musica, Sumner ha un’altra serie in produzione. Vargasommar, thriller svedese dove sarà l’assolutə protagonista.
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