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Le strade di Milano sono piene di modelli da tutto il mondo, in questi giorni, per il via della settimana della moda maschile, che si concluderà il 27 giugno. A sfilare una cinquantina tra stilisti e fashion brand: alcuni celebri in tutto il mondo come Armani, Versace, Dolce & Gabbana e Cavalli, altri emergenti. Sulle passerelle, c’è la moda primavera-estate: sexy, con i modelli svestiti che lasciano l’immaginazione libera di volare, molto più delle collezioni autunno-inverno, più sobrie. Tra il pubblico, giornalisti e buyer da tutto il mondo, oltre a una dose di imboscati a caccia di foto-ricordo e autografi.
Il mondo della moda ha un rapporto ambiguo con l’omosessualità. E’ un contesto professionale che da sempre ha attratto molti uomini gay che hanno influenzato notevolmente il modo con cui anche i maschi etero si vestono oggi. Eppure, sebbene “tutti sapessero”, molti stilisti affermati si sono nascosti per decenni dietro veri e propri segreti di pulcinella prima di confessare al mondo di essere
gay. Gli uomini gay, per contro, amano la moda e, con le loro scelte di stile, influenzano i trend che alla fine anche gli etero adotteranno. Secondo alcuni, oggi non è più possibile distinguere gay ed etero dall’abbigliamento. In un’era di confini fluidi, abbiamo voluto chiedere ad alcuni stilisti cosa pensano del rapporto tra moda e omosessualità.
Gaetano Navarra ci accoglie in backstage sorridendo e non ha problemi a dirci che è gay, e che è felicemente fidanzato ormai da più di dieci anni. La sua collezione è solare, con colori dinamici e
fluo e tessuti tecnologici, è pensata per giovani uomini che amano superare le sfide e non si fanno intimorire dalle convenzioni. Lo stilista bolognese esorta infatti tutti, etero e gay, «a essere liberi e a fregarsene del giudizio degli altri», sia nelle scelte di stile che in quelle di vita. Pochi minuti prima, a fine sfilata, era uscito in passerella a ricevere gli applausi del pubblico tenendo teneramente in braccio un neonato: nel giorno del Gay Pride milanese, è stato un bel simbolo del desiderio di paternità di tanti maschi gay.
Da Costume National ci accoglie lo stilista Ennio Capasa che, per quanto etero, non fa fatica a riconoscere che «una parte della moda è gay» e al suo interno ci sono molti talenti creativi che hanno fatto tantissimo per la moda. «Ho sempre cercato di femminilizzare la moda maschile», ci dice, «e di pensare a un uomo che è in contatto con i suoi sentimenti» e forse proprio per questo il brand ha tanti Ho sempre cercato di femminilizzare la moda maschile e di pensare a un uomo in contatto con i suoi sentimenticlienti gay affezionatissimi. Ormai, continua lo stilista pugliese, «quella tra etero e gay è una barriera che si sta sempre più rompendo». E va avanti raccontandoci di quando, a 14 anni, andava in giro con una pelliccia di marmotta con collo di volpe, suscitando grida di scandalo da parte di chi scambiò un fashion statement per chiaro segno di omosessualità. E continua «occorre essere liberi, ma per fortuna oggi ci sono sensibilità evolute» anche tra i maschi etero.
A Carlo Pignatelli, in occasione della sfilata per la sua collezione di abiti maschili da cerimonia, chiediamo come vestirebbe una coppia di uomini gay per un Dico o un Pacs. Ci risponde che i suoi abiti da sposo sono «un po’ eccentrici» e non fanno fatica ad incontrare il gusto della comunità gay. In passerella sfila infatti una collezione
ispirata ai maharajah indiani, con decorazioni di sicuro impatto e bottoni, spille, gemelli e spille incrostate di Swarovski, gemme e pietre dure. Del resto allo stilista, torinese d’adozione, è già successo di creare abiti per una cerimonia di nozze per una coppia di ragazzi inglesi. Porte aperte anche per gli italiani, dunque.
di Diego Erre
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