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Sono sordo, sono gay, e vorrei costruire una famiglia con il mio compagno: intervista a Nicola Della Maggiora

Parola al protagonista di The Sign Dance: “In famiglia la disabilità non è mai stato un problema. L’omosessualità invece…”

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Prima o poi tocca prender atto del fallimento dello storytelling mitologico, quello riassumibile in un passaggio di una nota canzone di Gianni Morandi, secondo il quale – in molti casi – uno su mille ce la fa.

Ogni volta che si pone l’accento su una differenza, su un aspetto che rende la vita di una persona un po’ più speciale, si complica l’esistenza di chi è un individuo con un problema da risolvere, prima di essere un simbolo.

Ragionare, però, sulle differenze è più semplice perché ci evita di prendere in carico uno sbattimento che potrebbe essere anche nostro.

La conversazione che ho avuto con Nicola Della Maggiora, l’ambassador sordo di @thesigndance (la pagina IG che insegna la lingua dei segni italiana con le hit più famose) ha confermato questa tesi. I problemi che ha avuto come omosessuale sono gli stessi che hanno molti gay.

 

Per un ragazzo della tua età, non ancora trentenne, è stata più difficile la disabilità o l’omosessualità?

Sono cresciuto in una famiglia sorda. In famiglia la “disabilità” non è mai stato un problema. I problemi li ho riscontrati fuori perché non tutte le persone conoscono la LIS, la Lingua dei Segni Italiana.
La mia omosessualità ha, invece, creato all’inizio dei problemi in famiglia. I miei genitori andavano all’istituto religioso dei sordi. I loro insegnati erano preti e suore che storicamente non vedono di buon occhio l’omosessualità.

 

Come è stato il tuo coming-out?

Raggiungere l’accettazione in famiglia non è stato semplice. Per 2 anni i rapporti con mia madre sono stati complicati. Ogni volta che andavo a trovarla dovevo evitare di parlare di omosessualità per evitare un litigio.
Questa scelta però non risolveva il problema. Mia madre ha sofferto a causa del suo preconcetto. Con il tempo e grazie al babbo, amici e familiari ha capito capito chi sono e iniziato a rispettare il mio fidanzato. Ci sono voluti 4 anni.
Lei aveva paura del giudizio altrui, di cosa avrebbe detto la nostra comunità che è una realtà molto piccola, dove tutto si viene a sapere velocemente.
All’inizio mia mamma non sapeva come comportarsi con un figlio gay. Non conosceva la sua “nuova” comunità omosessuale. Adesso preoccupa solo per i miei viaggi. Teme per la mia sicurezza nei paesi omofobi.

 

Quanti gay, in percentuale, ci sono nella comunità italiana di sordi?

È una domanda a cui non so rispondere perché non esiste un’associazione. Molti dei gay sordi che conoscono frequentano però un gruppo FB che si chiama “Triangolo Silenzioso… per sempre”.

 

Sulle app di dating raramente si incontrano ragazzi con disabilità. Non usano le app di dating o dichiara la propria disabilità, in certi contesti, è ancora un tabù?

A me è capitato di esser bloccato dopo aver condiviso la mia disabilità. Non tutti la prendono bene. Per questo motivo molti miei amici sordi preferiscono non raccontarsi completamente sulle app.
Questo rifiuto non si verifica in altre situazioni dove le persone sono messe nelle condizioni di vedere prima te e poi il problema. Raramente in discoteca o in sauna ho riscontrato i problemi avuti sulle app.

 

Sei fidanzato?

Si sono fidanzato di una persona sorda francese. Si chiama Maxime. L’ho conosciuto in Danimarca, in una scuola che organizza corsi di formazione internazionale per giovani sordi.
Anche lui è sordo. Ci piacerebbe molto costruire una famiglia come quella dei @papaperscelta ma in Italia è già difficile se sei solo omosessuale. Se sei pure disabile è praticamente impossibile.

 

 

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Hai avuto, in passato, fidanzati non sordi?

Io no ma Maxime sì. Il suo ex fidanzato era udente e per lui ha imparato la LIS. Tra di loro funzionava tutto. I problemi avvenivano fuori casa perché la nostra comunità ha una sua identità che per le persone udenti può risultare un altro mondo. Per Maxime, invece, era difficile seguire gli amici del suo ex che parlavano troppo velocemente.
La differenza non la fa l’abilità ma la persona. Conosco molte coppie composte da un individuo sordo e uno udente che sono felici.

 

Sei il volto di The Sign Dance, un progetto social che insegna la lingua dei segni tramite le canzoni. I social provano a colmare una lacuna scolastica?

Si. La scuola italiana è inclusiva solo a parole. Non ci sono gli interpreti LIS al 100% nella scuola. Gli insegnanti parlano a voce e non ci sono alternative per le persone sorde. Spesso quando proiettano qualche film o qualche video: non mettono mai i sottotitoli o neanche con l’interprete LIS in diretta.

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