È uno studio avvolto nell’arcobaleno quello che la Rai ha allestito per la nuova “No Name Radio”. Un progetto ideato da Roberto Sergio, direttore di Radio Rai, che spiega a Gay.it la scelta del nome “Si tratta di una non scelta, e se anche questa può sembrare una debolezza, riteniamo possa essere un punto di forza”. No Name Radio è rivolta alla Gen Z. “Quest’anno avremo conduttori reclutati tra i giovani 18-22 anni – spiega Sergio – l’anno prossimo fino ai 23, e poi fino ai 24, accompagnando così la Gen Z nella sua crescita”.
La scelta neutra di un non-nome sembra alludere a una possibilità per chiunque di tingere del proprio colore, o del proprio sfumato genere e della propria non definibile identità, un canale radio ad alto tasso tecnologico. Si chiama “meta-studio” lo spazio allestito per dirette audio e video. Lə conduttricə hanno a disposizione una console di autogestione, con interfacce semplificate e telecamere a 360°. La Rai ha dunque aperto alla tecnologia friendly, una disintermediazione di maestranze? Ci ritroveremo nuove star radiofoniche che gestiscono la radio come se fosse il loro account Instagram o TikTok? Qualcosa del genere. Questa, almeno, è la premessa.
In diretta dal meta studio allestito nel palazzo di Radio Rai di Via Asiago, 10 a Roma – proprio qui sotto ogni mattina si scatena Fiorello con “Viva Rai 2”, ecco Federica e Michele, entrambi ventenni, primə speaker a condurre l’accensione di No Name Radio e ad ospitare una carrellata di artistə accorsə a dare linfa a questo germoglio di autogestione digitale: Ernia, Franco126, Fulminacci, Ditonellapiaga e gli emergenti Claudym e Lil Kvneki.
“Mi raccomando, mandate le vostre candidature, perché non possiamo essere soltanto noi a condurre” raccomanda Federica in onda. È stata infatti aperta una campagna di recruiting di giovani voci che vogliano partecipare e andare in onda in qualità di speaker (mandate le vostre candidature dal sito ad hoc).
Ma qual è la linea editoriale? Si attendono partecipazioni attive di influencer e sedicenti nuovi esperti per verticalizzazioni su singoli argomenti. Michele spiega che non ci sono ancora rubriche specifiche, e che gli stimoli, i colori, le tematiche saranno legati alle specifiche individualità. “Ci sono stati input o limitazioni dall’alto rispetto ad argomenti o tematiche?” chiediamo. “Nessuna” rispondono in coro Michele e Federica. Lo conferma lo stesso Roberto Sergio “Dare uno spazio alla Gen Z significa non porre limiti, bisogna lasciare che i ragazzi siano a loro agio, No Name Radio è un segnale da parte della Rai che si apre a una certa musica, penso fino ad oggi ci sia stato un buco clamoroso rispetto alla scena musicale nuova”.
No Name Radio non prevede raccolta pubblicitaria per ora. “Ritengo che prima di tutto ci sia un dovere di servizio pubblico” ci spiega Sergio “capiremo in futuro se aprire alla pubblicità”.
“Una scelta intelligente da parte della Rai” spiega Ernia “quando avevo la macchina io ho scoperto la radio, mentre oggi i ragazzi sembrano restare lontani da questo mezzo: inventare uno spazio radiofonico autogestito può essere lo spunto per avvicinarsi”.
Fulminacci invece insiste sul binomio ‘dialogo e ascolto’, un mantra che il cantautore romano ripete più volte “è una prerogativa di civiltà” dice “e questo nome No Name lascia spazio al contenuto, alla musica da ascoltare e scoprire”.
Per ora la radio non prevede una sua app dedicata, ma entra nel flusso di streaming audio e video di RadioRai, portando un brivido di novità in un palinsesto che ad oggi pare affollato da contenuti troppo spesso rivolti alla pur doverosa valorizzazione del passato. È attivo un canale Instagram dedicato e i social saranno il naturale ponte di collegamento e di coinvolgimento con la Gen-Z. Non è previsto il canale TikTok, che in queste settimane vede le prime censure in USA e nell’Unione Europea.
Così la Rai, dopo il clamoroso successo di convergenza radio e video di Viva Rai 2 con Fiorello, prosegue nella direzione di mescolare piattaforme, contenuti e tecnologie, lanciando sussulti di vitalità e distanziando la moribonda Mediaset. In questi giorni i dati di ascolto del 2022 dimostrano che l’azienda dei Berlusconi non ha più la forza editoriale di competere con la più grande azienda culturale del paese (finanziata con i soldi pubblici). Sebbene, proprio sul target giovane, Mediaset vanti l’unico primato, quello di engagement sui social, grazie ad Amici di De Filippi.
No Name Radio nasce come uno spazio libero, “fluido” ripete il direttore di Radio Rai Roberto Sergio. Ad oggi, sia chiaro, non ci sono riferimenti diretti alla comunità LGBTQIA+. Anche Michele e Federica non argomentano a Gay.it alcun messaggio chiaro di contenuti pensati per la comunità “Saranno le persone a portare i loro contenuti”, dicono.
Ma un contenitore di autogestione nel quale la Gen Z può dettare argomenti, contenuti, tematiche costituisce un superamento, per certi versi, dello schema all’alto di Maria De Filippi e si avvicina a qualcosa di più autogestito, quasi una una rave-radio? Chissà cosa ne pensano Meloni e Piantedosi.
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