Ha negato tutto, davanti al giudice di Nola Fortuna Basile, sostenendo che non avrebbe “mai fatto del male a Maria Paola, abbiamo 10 anni di differenza, per me era quasi come una figlia, è stato un incidente, non ho speronato lo scooter”.
Ma Michele Antonio Gaglione, 30enne arrestato con l’accusa di aver provocato la morte della sorella, speronando lo scooter su cui viaggiava insieme all’amato Ciro, rimane in carcere. L’ha deciso il gip del Tribunale di Nola, che ha convalidato l’arresto confermando l’accusa di omicidio preterintenzionale configurata dal pm, come riportato da LaRepubblica.
Il gip scrive che Michele sarebbe stato “animato dal solo intento di spezzare il legame affettivo tra la sorella e Ciro, è indicativo di uno scarso senso di civiltà e rispetto nei confronti altrui”, parlando inoltre di “azione dalle modalità particolarmente gravi ed allarmanti che denotano l’incapacità dell’indagato di controllare le proprie pulsioni aggressive e una accentuata pericolosità sociale”.
“Devono pagare Michele, la mamma e il papà. Tutti e tre devono pagare. Ma quale incidente, non è vero”, ha tuonato la mamma di Ciro Guaglione, giovane trans finito in ospedale per le ferite riportate nell’incidente e le botte del 30enne Michele, che in due ore di interrogatorio ha dato la sua versione della storia.
Non vedevo mia sorella da Ferragosto, non avevo più sue notizie. L’ho cercata perché volevo parlarle. È vero, ho inseguito il motorino, ma non l’ho speronato. Non avrei mai potuto farlo. È stato un incidente. Andavano a forte velocità, li ho visti sbandare e sono caduti.
Il 30enne ha poi provato a smontare la tesi dell’omotransfobia, rivelando di aver ‘digerito’ la relazione della sorella con Ciro: “All’inizio di certo non ero contento. Desideravo che avesse dei figli, ma alla fine me ne ero fatta una ragione“.
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