“Proud to be Pride”, scrive Marco su Facebook nel raccontare quanto capitatogli a Torino, alle 04 del mattino, di ritorno dalla discoteca nel fine settimana. Marco è con Darren, amico americano, per la prima volta in Europa. Darren ha degli shorts attilati, un crop top e si è truccato con glitter argentati che riflettono le luci dei lampioni. È semplicemente sé stesso. Poi tutto cambia quando i due giovani incrociano un gruppo di ragazzi, sulla ventina. Chiedono loro una sigaretta. Marco gli spiega che non ne hanno e che Darren, non essendo italiano, non può rispondergli. E qui scatta l’aggressione verbale, improvvisa, insensata, torrenziale.
“Fr*ci di merda”. “Dovete morire”. “Fai schifo tornatene in America rotto in c*lo”. “Siete un aborto della natura”.
“Non so che fare”, confessa ferito Marco. “La mia indole è quella di rispondere, di far capire che quelle offese fanno male e che potrebbero avere amici o famigliari gay che soffrirebbero se sentissero quelle parole. Ma, in una delle prime volte della mia vita, decido di stare zitto. Taccio. E ad ogni silenzio mi scorrono i volti di tutti i ragazzi che ascoltavano GayDay2 o che venivano allo Sportello. Ho avuto paura. E me ne pento. Tanto. Ma non potevo mettere a repentaglio la nostra vita. Darren, che è Americano ma non stupido, capisce che sono in difficoltà e mi chiede che stia succedendo”.
E a quel punto Marco fa una cosa “ancora più brutta di quella precedente. Mento. Non voglio che non si vesta più come vuole in Italia, non voglio tradurgli letteralmente quello che ci stanno dicendo. Non voglio farlo soffrire. Dico che i ragazzi sono ubriachi e che se la sono presa perché non gli abbiamo dato una sigaretta. Mentire e stare in silenzio. Due cose che non facevo da tempo, tanto. Ma che il mio istinto mi ha consigliato di fare. Ecco perché oggi, tornando a casa dal Novara Pride ho capito quanto ancora di queste manifestazioni ce ne sia bisogno. Perché qui in Italia per poter essere Proud ancora di Pride bisogna farne. E anche tanti”.
Parole così condivise da Agedo Torino: “Tanta rabbia e l’amara constatazione che una diversa reazione e un confronto con certa gentaglia avrebbe esposto i ragazzi ad un serio pericolo. Hai ragione Marco, c’è ancora tanta strada da fare, servono i Pride e c’è bisogno di una legge contro l’omobitransfobia“.
Chiunque affermi il contrario, spudoratamente mente sapendo di mentire. Sulla nostra pelle.
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