È ufficialmente partito il Sinodo in Vaticano, con 70 “non vescovi” scelti direttamente da Papa Francesco, di cui 54 donne, laiche e non. Lo stesso Bergoglio ha risposto ad alcuni quesiti a lui posti dai vescovi Walter Brandmüller e Raymond Leo Burke con l’appoggio di altri tre cardinali, Juan Sandoval Íñiguez, Robert Sarah e Joseph Zen Ze-kiun, con un lungo testo pubblicato sul sito del Dicastreo per la Dottrina della fede.
“Benché non sempre mi sembri prudente rispondere alle domande rivoltemi direttamente, e sarebbe impossibile rispondere a tutte, in questo caso ho ritenuto opportuno farlo data la vicinanza del Sinodo”, ha precisato il pontefice, che ha dato la sua versione ai dubbi sulla “diffusa pratica della benedizione delle unioni con persone dello stesso sesso”.
Il Papa ha ancora una volta ribadito che “la Chiesa ha una concezione molto chiara del matrimonio: un’unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta a generare figli. Solo a questa unione si può chiamare “matrimonio”. Altre forme di unione lo realizzano solo “in modo parziale e analogico” (Amoris laetitia 292), per cui non possono essere chiamate strettamente “matrimonio””, ha precisato Bergoglio, per poi aggiungere.
“Non è solo una questione di nomi, ma la realtà che chiamiamo matrimonio ha una costituzione essenziale unica che richiede un nome esclusivo, non applicabile ad altre realtà. Senza dubbio è molto di più di un mero “ideale”. Per questa ragione, la Chiesa evita qualsiasi tipo di rito o sacramentale che possa contraddire questa convinzione e far intendere che si riconosca come matrimonio qualcosa che non lo è”.
“Tuttavia“, ha aggiunto il Papa, “nel rapporto con le persone, non si deve perdere la carità pastorale, che deve permeare tutte le nostre decisioni e atteggiamenti. La difesa della verità oggettiva non è l’unica espressione di questa carità, che è anche fatta di gentilezza, pazienza, comprensione, tenerezza e incoraggiamento. Pertanto, non possiamo essere giudici che solo negano, respingono, escludono. Pertanto, la prudenza pastorale deve discernere adeguatamente se ci sono forme di benedizione, richieste da una o più persone, che non trasmettano un concetto errato del matrimonio. Perché quando si chiede una benedizione, si sta esprimendo una richiesta di aiuto a Dio, una supplica per poter vivere meglio, una fiducia in un Padre che può aiutarci a vivere meglio“.
Papa Francesco non esclude quindi la possibilità che ci possano essere “forme di benedizioni” per le coppie omosessuali, seppure distinte dal matrimonio tra uomo e donna. “D’altra parte, sebbene ci siano situazioni che dal punto di vista oggettivo non sono moralmente accettabili, la stessa carità pastorale ci impone di non trattare semplicemente come “peccatori” altre persone la cui colpa o responsabilità può essere attenuata da vari fattori che influenzano l’imputabilità soggettiva (Cfr. san Giovanni Paolo II, Reconciliatio et Paenitentia, 17)“, ha aggiunto il Pontefice, che ha poi così concluso.
“Le decisioni che, in determinate circostanze, possono far parte della prudenza pastorale, non devono necessariamente diventare una norma. Cioè, non è opportuno che una Diocesi, una Conferenza Episcopale o qualsiasi altra struttura ecclesiale abiliti costantemente e ufficialmente procedure o riti per ogni tipo di questione, poiché tutto “ciò che fa parte di un discernimento pratico davanti ad una situazione particolare non può essere elevato al livello di una norma”, perché questo “darebbe luogo a una casuistica insopportabile” (Amoris laetitia 304). Il Diritto Canonico non deve né può coprire tutto, e nemmeno le Conferenze Episcopali con i loro documenti e protocolli variati dovrebbero pretenderlo, poiché la vita della Chiesa scorre attraverso molti canali oltre a quelli normativi”.
“Sebbene l’ultima dichiarazione del Vaticano sulle coppie dello stesso sesso non fornisca un pieno e chiaro sostegno alla benedizione delle loro unioni, il documento fa avanzare in modo significativo il lavoro di Papa Francesco per includere e affermare le persone LGBTQ+. L’autorizzazione concessa ai ministri pastorali nel benedire le coppie dello stesso sesso implica che la Chiesa riconosca effettivamente che possa esistere l’amore santo tra coppie dello stesso sesso, e l’amore di queste coppie rispecchia l’amore di Dio”. “Questi riconoscimenti, pur non essendo esattamente ciò che i cattolici LGBTQ+ vorrebbero, rappresentano un enorme passo avanti verso un’uguaglianza più piena e globale”.