In caso non fosse chiaro, il nostro Papa Francesco è una contraddizione continua: dalla benedizione (non necessaria?) alle coppie omosessuali all’appoggio a Giorgia Meloni tra teorie gender pericolose e GPA da proibire.
Nelle ultime ore Bergoglio è tornato sull’argomento, rilasciando un’intervista esclusiva al periodico del Gruppo Editoriale San Paolo, Credere.
Per il Papa è meglio dare la benedizione ad una persona gay (o come dice lui: ‘un omosessuale’) piuttosto che ad altri, nello specifico quelli che sfruttano e non credono davvero in quell’atto di fede. “Nessuno si scandalizza se do la benedizione a un imprenditore che magari sfrutta la gente” dice Bergoglio alla rivista “e questo è un peccato gravissimo. Mentre si scandalizza se la do a un omosessuale…. Questo è ipocrisia!”
Nelle parole del Papa, è il cuore il primo documento d’accoglienza, e questo vale anche per le donne per cui vorrebbe un ambiente ecclesiastico sempre più aperto e inclusivo: “Aprire alle donne il lavoro in Curia è importante” spiega nell’intervista “Nella Curia romana ora ci sono diverse donne perché fanno meglio di noi uomini in certi incarichi. La Chiesa si governa con la testa, non con le gambe“.
Il pontefice dichiara di rivolgersi alla ‘gente semplice’ che soffre al di là dell’agio dove vertono i chierici, cercando di discostarsi da quella ‘ecclesiola’, come la definisce lui, dove tutti si sentono superiori al mondo esterno. Se le sue parole diventano di grande importanza e riferimento anche per tante persone LGBTQIA+ e credenti – che raramente hanno trovato un posto nell’ambiente ecclesiastico – tantə altrə si chiedono abbiamo bisogno davvero dei ‘contentini’ di un contesto che non ci rappresenta per antonomasia? Che trova continue incoerenze con quello per cui lottiamo quotidianamente da anni?
Se le coppie omosessuali si sono ‘aggiudicate’ la benedizione, le persone trans* possono ricoprire il ruolo di padrini, madrine, o testimoni di nozze, con tanto di invito a pranzo al Vaticano. Ma come specificava l’attivista Elia Bonci le parole del pontefice relegano ancora una volta la comunità trans* ad un pericoloso scandalo per la prudenza pastorale, benedette solo se aderenti alla ‘riservatezza, bella faccia, buoncostume borghese, niente esuberanza‘ che l’ambiente cattolico ci chiede da secoli. Condizioni a cui buona parte della comunità trans* e LGBTQIA+ non ha più desiderio di sottostare.
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