Elia Bonci attivista transgender attacca Papa Francesco: “con le tue parole mi ci pulisco il c…”

Nell'occhio del ciclone le parole di Bergoglio sull'inclusione delle persone trans* intorno al sacramento del battesimo. Ecco perché.

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elia bonci papa francesco
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3 min. di lettura

Papa Francesco ha comunicato un’apertura epocale verso le persone LGBTIQ+ da parte della Chiesa Cattolica, ma le sue parole hanno generato più di un dubbio nella comunità.

Bergoglio ha controfirmato la dichiarazione del prefetto del dicastero per la Dottrina della fede, il cardinale Victor Manuel Fernandez, nelle quali si dichiara ufficialmente che la Chiesa di Roma concederà il sacramento del battesimo a figli di coppie omosessuali, sia di coppie gay, sia di coppie lesbiche, a bambini nati grazie alla gestazione per altri. Il Papa ha “concesso” il battesimo anche alle persone transgender, ma a patto che non vi sia il rischio di scandalo. Le persone transgender possono “persino” assumere il ruolo di madrine e/o padrine di battesimo, sempre però evitando possibili scandali che possano urtare la comunità dei fedeli.

Parole che da un lato gettano un innegabile sasso nello stagno della millenaria esclusione inflitta dall’istituzione cattolica massima verso le persone LGBTIQ+, dall’altro hanno fatto infuriare la comunità queer, in particolare quella transgender.

Efficace e visceralmente arrabbiato il post dell’attivista T Elia Bonci, che su Instagram ha pubblicato un carosello divulgativo sulla problematicità delle parole di Papa Francesco.

Bonci ha sottolineato in rosso i passaggi irricevibili.

“A determinate condizioni (dunque non sempre: e perché?) si può ammettere al compito di padrino o madrina un transessuale adulto (per Bergoglio esiste dunque soltanto il maschio transessuale adulto?) che si fosse anche sottoposto a trattamento ormonale e a intervento chirurgico di riattribuzione di sesso. Non costituendo però tale compito un diritto (di nuovo, per la Chiesa non c’è parità di condizione per le persone T, si percepisce di un clima di “eccezione”), la prudenza pastorale esige che esso non venga consentito qualora si verificasse pericolo di scandalo (e perché una persona T sarebbe associabile alla parola scandalo?), di indebite legittimazioni o di un disorientamento in ambito educativo della comunità ecclesiale”.

 

A determinate condizioni

Secondo Elia Bonci è facile immaginare quali possano essere le condizioni: riservatezza, bella faccia, buoncostume borghese, niente esuberanza. Insomma le persone trans* – spiega l’attivista T – possono fare queste cose, purché nessuno sappia che sono persone trans*”. Per Bonci la comunità trans è sfiancata da secoli di “determinate condizioni” e chiede libertà, diritti, equità e soprattutto dignità.

Transessuale

L’utilizzo del termine transessuale da parte di Francesco, secondo Elia Bonci denota un’apertura non sincera e una non comprensione della materia di cui si sta parlando. Un linguaggio che secondo Bonci è ancorato a vecchie credenze e pregiudizi. Un linguaggio pensato per arrivare in un certo modo.

Non costituendo un diritto

Lo scioccante passaggio sul “non costituendo un diritto” è decisamente il più grave e violento nelle parole di Bergoglio. Bonci dice che il Papa è sì gentile con le persone trans*, così come la Chiesa, però questa gentilezza non significa aver guadagnato un diritto. Le persone trans* – sottolinea amaramente Elia – di diritti non ne hanno e non ne avranno, come si legge nelle parole di Francesco.

Pericolo di scandalo

Per Elia il punto più vergognoso è l’utilizzo della parola “scandalo”. Secondo Bonci, la Chiesa di Roma nelle parole di Papa Francesco le persone trans* sono collegate allo scandalo, alla macchietta e anche indirettamente alla prostituzione. Un pregiudizio enorme, secondo l’attivista. “Le persone trans* sono persone NORMALISSIME e siamo stanchə che alla transgenderità venga sempre collegato lo scandalo così facilmente”.

 

Qualche giorno fa vi abbiamo raccontato su Gay.it la scomparsa della comunità LGBTIQ+ e delle sue istanze  dal cammino sinodale della Chiesa di Francesco.

Intanto l’Unione Europea ha ricordato all’Italia che il Vaticano deve fino a 11 miliardi di euro alle casse dell’erario dello Stato.

 

Novembre mese della visibilità e della consapevolezza delle persone trans*

Novembre è il mese della consapevolezza Transgender, dedicato alla sensibilizzazione sui temi che attengono alla vita e all’identità autentica delle persone T, ai problemi che le persone trans* devono affrontare e alla loro visibilità.

È in questo mese che si celebra anche il TDOR, Transgender Day Of Remembrance, il 20 Novembre, nel quale si onora la memoria delle persone transgender le cui vite sono si sono spente a seguito di atti di violenza anti-transgender.

Qui la storia del TDOR.

In questo mese le persone transgender in prima persona, insieme ai loro alleati, si attivano per portare all’attenzione della pubblica opinione l’esistenza stessa delle persone trans*, informando sulla dignità e sulle esigenze T, sui corpi, sulle identità individuali. Condividendo storie ed esperienze, e sollecitando la battaglia contro le persistenti forme di pregiudizio, discriminazione e violenza espresse dalla società contemporanea, anche nelle aree del mondo più socioeconomicamente evolute come la nostra.

Società ancora enormemente plagiate dall’inganno del paradigma cisgender, sotto il quale non esiste altro che il binarismo biologico maschio/femmina. Una macroscopica bugia che nella storia ha spalancato spazi sconfinati per distorsioni culturali feroci come gli stereotipi di genere.

 

 

 

 

 

 

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campanian republic 12.11.23 - 9:45

Il classico lesbicone arrabbiato che vuole risultare "trendy"....Troppi ormoni maschili danno alla testa !

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