Sem&Stenn vogliono farci ballare e scrollarci di dosso i nostri demoni interiori.
Dopo i singoli ROCKY feat MUDIMBI e BROMANCE, il duo ci catapulta nella dimensione di SELF CONTROL, brano uscito lo scorso 4 agosto su tutte le piattaforme, accompagnato da un video musicale con la partecipazione di Muriel, Barbarella, Queralt Badalamenti, Zio Mauro, e Nonna Giuseppina. La canzone, tra dance anni zero e chitarra funky, è un inno a proteggere la nostra salute mentale ed essere più gentili (e umani) con noi stess*.
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Dagli esordi sul palco di X Factor ad oggi, la coppia si è fatta strada in un tripudio di sound e influenze diverse, scoprendo e maturando nuove consapevolezze e scontrandosi contro le barriere di un’industria musicale tutt’altro che facile. Ma Sem&Stenn non hanno alcuna intenzione di scendere a compromessi, rimanendo fedeli e coerenti a sé stessi, e dando alla loro personale visione artistica la massima priorità. Dopo il brusco stop del lockdown nel 2020, il duo electropop è pronto a tornare più gasato e accattivante di sempre, con un nuovo album in arrivo questo autunno che li ha fatti divertire come non succedeva da tempo.
Com’è nata Self Control? Da dov’è partita l’urgenza di scrivere questo brano?
Sem: Self Control è una canzone nata circa un anno fa, quando eravamo abbastanza saturi del secondo anno di lockdown, non salivamo sul palco da molto tempo, e un po’ come tutt*, la categoria degli artisti e dei musicisti ne ha proprio sofferto. Abbiamo avuto un po’ l’urgenza di parlare del nostro malessere mentale e psicologico di quel momento.
Stènn: Sì, anche perché c’erano poche soluzioni. L’unica cosa che potevamo fare era di esprimere questo disagio. Ma credo sia anche molto relatable anche per tutto quello che è successo dopo il lockdown.
In Italia ancora non c’è una conversazione adeguata sulla salute mentale. Voi come artisti reputate che in qualche modo la musica può essere terapeutica?
Sem: Sì, la scrittura e la musica come forma d’arte è sicuramente terapeutica. L’ambiente in cui invece lavori con la musica è decisamente dannoso.
Stènn: È uno strumento che se poi rapportato al music business è di fatto un po’ fine a sé stesso, perché spesso ti ritrovi dentro dinamiche molto tossiche e competitive, dove fai fatica a tenerti in equilibrio. Noi l’abbiamo vissute queste dinamiche sin dall’inizio, percependo un po’ di più il colpo durante il periodo del Covid e successivo. Quindi sì, può essere terapeutico, ma secondo me non è sufficiente.
Cosa volete trasmettere alle persone attraverso questa canzone?
Stènn: Il messaggio vuole essere che la perdita di controllo è assolutamente umana. Quando ci si sente persi o disorientati in una situazione non bisogna sentirsi necessariamente sbagliati, ed è quello che noi cerchiamo di comunicare sempre attraverso la musica: non sentirsi mai sbagliati nelle situazioni, anche quando capita di sentirsi completamente estranei rispetto al contesto, un po’ come variabili impazzite.
Cosa avete imparato durante il vostro percorso, sia artisticamente che personalmente, da X Factor ad oggi?
Sem: Artisticamente siamo sempre mega stimolati, magari all’estero di più perché c’è molto più movimento creativo e meno barriere. Personalmente, diventa sempre più complesso, aumentano le consapevolezze su alcune tematiche, ma la morale è che facciamo bene a guardare il nostro e non adattarci troppo: la soddisfazione che abbiamo quando rilasciamo qualcosa che ci rappresenta al 100% è inspiegabile.
Stènn: Il fatto di giudicarsi non sempre, di sentirsi diversi ma non sbagliati. Abbiamo avuto a che fare con dei team, e delle realtà, dove l’essere queer era sempre l’argomento o il focus centrale. È stato pesante vedere strumentalizzare qualcosa che non volevamo, facciamo musica per essere considerati musicisti. Poi ovviamente siamo degli artisti queer e lo porteremo sempre avanti orgogliosamente. Ma in Italia è ancora considerato una quota, quindi se c’è spazio per te non c’è spazio per qualcun altro.
Cosa possiamo aspettarci da questo nuovo album?
Sem: Beh, ogni disco per noi è un’era, parentesi musicale a sé. Ci piace costruire un concept visivo e sonoro. In questo disco abbiamo inserito degli elementi organici, non più un’elettronica pura al centro per cento, ma un ibrido tra suonato e sintetizzato.
Stènn: Abbiamo lavorato con moltissimi musicisti nuovi, e ci siamo divertiti parecchio, che è qualcosa che sembra banale, ma non percepivamo da diverso tempo. E credo sia questo a renderlo più diverso dagli altri.
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