La prefettura di Udine e il tribunale di Pesaro. E’ da questi due palazzi che oggi arrivano, rispettivamente al comune friulano e a quello di Fano, le richieste formali di annullare i matrimoni egualitari finora trascritti.
Nel primo caso si tratta di una richiesta che fa seguito all’ormai nota circolare Alfano. Il prefetto di Udine Provvidenza Delfina Raimondo ha inviato al sindaco Honsell questa mattina la formale richiesta di cancellare il matrimonio tra le due donne, residenti in Belgio, registrato nelle scorse settimane. “Stiamo valutando in queste ore la richiesta pervenuta dal Prefetto, anche perché è una novità che credo non abbia precedenti in Italia – ha commentato Honsell all’agenzia Agi -, dal momento che gli annullamenti fino a ora disposti sono stati ordinati dai tribunali e non dalle prefetture. Si tratta infatti di casi giuridicamente molto complessi e che richiedono quindi un’attenta analisi”.
Nella lettera, la rappresentante del governo “nella veste di ufficiale di stato civile (chiede) di dare tempestiva esecuzione al presente provvedimento, procedendo agli adempimenti materiali conseguenti all’annullamento, con l’annotazione, a margine della trascrizione illegittimamente effettuata, del provvedimento prefettizio di annullamento, e dando assicurazione, senza ritardo, dell’avvenuto espletamento”.
Di diversa natura, invece, l’ordine di cancellazione arrivato al comune di Fano. In questo caso, infatti, si tratta di un’ordinanza del tribunale di Pesaro. Secondo quanto riporta Il Resto del Carlino, nel documento si legge: “d’altra parte, nel vuoto normativo esistente, la mancata trascrizione di una unione tra soggetti dello stesso sesso non dà luogo in sé ad alcuna irragionevole discriminazione e quindi non costituisce una violazione dell’art.3 della Costituzione in quanto le unioni omosessuali allo stato non possono essere ritenute omogenee al matrimonio come già espresso dalla Corte Costituzionale n.138/2010. Il giudice non può quindi sostituirsi al legislatore, stabilendo i diritti, le garanzie e gli obblighi delle unioni omosessuali. Va dunque ordinata la cancellazione della trascrizione in oggetto”.
“Ad ogni annullamento seguirà un ricorso – è il commento di Sergio Lo Giudice, senatore del Pd -. L’ordinanza di Pesaro non ferma la battaglia per il riconoscimento del matrimonio same-sex in Italia”.
“Il Tribunale di Pesaro – continua Lo Giudice – sostiene che non esista un obbligo di trascrizione, e questo era scontato; meno scontato è che si neghi a un Sindaco la possibilità di registrare un atto che ha pieno valore legale laddove è stato stipulato”.
“In quanto a Udine – aggiunge il senatore, il cui matrimonio con il marito Michele è stato registrato a Bologna -, appare addirittura illegittimo che il prefetto ordini al Sindaco la cancellazione senza passare da un tribunale. Quello che sarà negato da un tribunale italiano – conclude il senatore Democratico – sarà sottoposto al giudizio delle Corti europee. L’Italia non può rimanere il buco nero dei diritti in Europa.”