In uno scambio di Tweet, Paolo Pirovano, Segretario nazionale dell’Ordine de giornalisti italiani, con un atteggiamento approssimativo e sommario distante dalla posizione super partes e di garanzia che dovrebbe ricoprire, condanna i presunti “festini gay” sponsorizzati dall’Unar.
I tweet del Segretario nazionale dell’ordine dei giornalisti sono stati riportati dall’affidabile blog di David Puente, che sottolinea come, in maniera pretestuosa e parziale, il Segretario non tenga conto di una serie di elementi su cui anche noi abbiamo voluto puntare l’attenzione nelle scorse settimane:
“I fondi in questione non sono stati erogati (attualmente son stati bloccati, colpendo di fatto ogni altra iniziativa di altri enti e associazioni che ne potevano beneficiare); il bando pubblico non riguardava finanziamenti ad associazioni, ma a progetti da sviluppare (il bando è pubblico e consultabile); l’associazione coinvolta, la Anddos, avrebbe ricevuto i finanziamenti attività di formazione e in-formazione finalizzate al contrasto ed alla prevenzione delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere in ambiti professionali” in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma (partner dell’associazione al bando pubblico), attività ben lontane dai citati “festini””
Tutte informazioni che Pirovano ben conosce ma finge di ignorare.
Questo lo scambio di opinioni avvenuto prima con la giornalista Caterina Coppola:
E poi con l’attivista Fabrizio Paoletti:
Insomma, c’è puzza di giustizialismo aprioristico e grottesca ironia omofobica “Buona giornata stellina”.
Per chiudere, ancora una volta, prendiamo in prestito le parole di Puente:
“Che io ricordi un giornalista dovrebbe ricercare, raccogliere, elaborare e diffondere con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti, così come rispettare sempre e comunque il diritto alla presunzione di non colpevolezza. Il tweet pubblicato, seppur egli ritenga che i suoi interventi siano “strettamente personali“, mi fa pensare tutt’altro e mi dispiace parecchio, davvero.
Siamo d’accordo sul fatto i soldi pubblici non dovrebbero finanziare festini (non importa di chi), ma se non vi sono prove certe che dimostrino le accuse relative al caso non si dovrebbe pubblicare un messaggio del genere. Inoltre, non si dovrebbe interagire in quel modo nelle discussioni, sopratutto se si detiene il ruolo di segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti.”