Deputata ugandese chiede la castrazione per i gay, gli USA le negano il visto per recarsi all’ONU

"Il rifiuto del visto è una forte dichiarazione contro coloro che diffondono odio". “Spero che invii un chiaro messaggio sul fatto che tali individui non hanno posto nelle società civili”.

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Sarah Achieng Opendi
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Gli Stati Uniti hanno negato il visto a una deputata del parlamento ugandese che aveva chiesto la castrazione delle persone omosessuali. Nel pieno del dibattito sull’oscena legge anti-LGBTQIA+ approvata nel 2023 in Uganda – con pene detentive fino a 20 anni di carcere e pena di morte per la cosiddetta “omosessualità aggravata”, – la deputata Sarah Achieng Opendi suggerì un emendamento che avrebbe consentito di castrare le persone gay, in modo tale da non poter “continuare con l’omosessualità” in carcere

Ebbene l’ambasciata americana a Kampala, capitale dell’Uganda, ha recentemente negato la richiesta di un visto da parte Opendi per recarsi a New York per la Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne, in calendario la prossima settimana. Secondo quanto riportato dal Guardian, Opendi sarebbe furiosa perché ad altri parlamentari ugandesi che hanno sostenuto la legge anti-LGBTQIA+ sarebbero stati concessi i visti. Dopo il suo rigetto, la richiesta di viaggio di Opendi è ora sotto esame amministrativo. Ma gli attivisti LGBTQ+ ugandesi hanno ringraziato gli States.

“Il rifiuto del visto è una forte dichiarazione contro coloro che diffondono odio”, ha affermato l’avvocato per i diritti umani Nicholas Opiyo. “Spero che invii un chiaro messaggio sul fatto che tali individui non hanno posto nelle società civili”.

L’attivista Steven Kabuye ha sottolineato come i politici “non possono affermare di odiare l’omosessualità nei loro Paesi d’origine e poi andare avanti e godersi la vita nelle utopie LGBTQ+”. “Sono lieto che il divieto di visto statunitense per i politici ugandesi che violano i diritti umani stia funzionando”.

La legge ugandese è stata definita “Kill the Gays”, con profonda gioia da parte del presidente Yoweri Museveni. Appena approvata dal parlamento e firmata da Museveni, gli Stati Uniti hanno annunciato restrizioni sui visti per parlamentari e funzionari ugandesi, nonché l’espulsione del Paese da un patto commerciale miliardario. Lo scorso mese un attivista per i diritti LGBTQIA+ è stato accoltellato in pieno giorno nei pressi della sua abitazione.

Nella contestata legge sono presenti anche pene per “promozione dell’omosessualità”, che criminalizza chiunque sia associato a un’organizzazione LGBTQ+, sia esso un proprietario di un locale che ospita persone LGBTQ+ o aziende o alleati di gruppi di difesa. Identificarsi o comportarsi “contrariamente alle categorie binarie di maschio e femmina” comporta una possibile pena detentiva di 10 anni. Anche gli ugandesi LGBTQIA+ che vivono all’estero si sono trovati minacciati dalla legge. Un uomo gay di 25 anni che vive e lavora nella città canadese di Edmonton dal 2018 ha detto a Global News che temeva per la sua sicurezza, rischiando la deportazione in Uganda. Questo perché i funzionari canadesi gli hanno negato la sua richiesta di asilo, non potendo “verificare” il suo orientamento sessuale. L’ordine è stato ufficialmente annullato il 15 dicembre, quattro giorni prima della prevista deportazione.

Secondo un rapporto pubblicato ad agosto del 2023  dallo Strategic Response Team, lo scorso anno gli ugandesi LGBTQ+ hanno dovuto affrontare un “aumento sconcertante” di abusi fisici ed emotivi, correlati all’introduzione e all’approvazione della legge “Kill the Gays” . Il rapporto ha identificato oltre 300 violazioni dei diritti umani e civili subite dalle persone LGBTQIA+ in Uganda solo tra gennaio e agosto 2023. Centinaia hanno perso la casa o sono stati esiliati dalle loro comunità, mentre altri sono stati picchiati e torturati; il rapporto afferma che lo scorso anno la polizia ugandese ha eseguito almeno 18 perquisizioni non consensuali della cavità anale su prigionieri LGBTQIA+, pratica che è stata condannata come tortura da numerosi gruppi internazionali, tra cui le Nazioni Unite e l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

A novembre 2023, l’amministrazione Biden ha espulso l’Uganda dall’African Growth and Opportunity citando “gravi violazioni” dei diritti umani e di altri requisiti di ammissibilità.

Gli Stati Uniti hanno ora minacciato il bis nei confronti del Ghana, dopo che il parlamento ha approvato la settimana scorsa la propria legge anti-LGBTQ+, al momento in attesa di un riscontro della Corte Suprema e per questo motivo ancora non firmata dal presidente.

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