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Profughi gay ad Asti, sui social network scatta l’onda d’odio

La storia di due migranti africani fuggiti in Italia per la propria omosessualità ha tirato fuori ancora una volta il peggio della rete.

Profughi
2 min. di lettura

Niente solletica l’odio sui social network quanto i profughi e i gay. Se poi una persona è sia l’uno che l’altro ecco che deve sopportare la pubblica gogna.

Celestine e Hagie, questi i nomi dei due profughi appena ventenni, vengono rispettivamente dalla Nigeria e dal Gambia, due dei paesi africani dove l’omosessualità è più diffusamente perseguita, anche a rischio della propria vita.

La storia dei due ragazzi, che ora si trovano in Piemonte, è stata raccontata dal giornale astigiano La Nuova Provincia: In Nigeria devi guardarti le spalle non solo dai vicini di casa ma anche dai parenti – racconta Celestine – Non serve fare coming out, è sufficiente essere visto in compagnia di un ragazzo gay per essere segnalato alle autorità. La polizia ti ferma, si rischia il carcere se non peggio”.

Anche Hagie è stato vittima non solo dell’omofobia ma anche della cultura del sospetto: “Io non mi sono mai dichiarato, ho sempre cercato di nascondere il mio orientamento sessuale e di non dare nell’occhio eppure qualcuno mi ha denunciato alla polizia. Ho dovuto lasciare la mia casa e i miei cari”.

In Gambia l’omosessualità è un reato che prevede pene fino a 14 anni di carcere, mentre in Nigeria si rischia anche la morte per lapidazione nelle regioni in cui vige la Sharia islamica. Eppure, anche di fronte al pericolo di vita corso da Celestine e Hagie, i commenti arrivati su Facebook da molti lettori sono un saggio d’odio:

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Una deriva che si contrappone invece all’entusiasmo dei due ragazzi: Per la prima volta nella mia vita qui posso essere me stesso e senza paura” ha sottolineato speranzoso Hagie.

Il percorso di inserimento di Celestine e Hagie è aiutato anche dalle associazioni LGBT della zona e sono in attesa di ottenere lo status di rifugiato. Le possibilità sono buone perché entrambi rischierebbero la vita in caso di ritorno in patria.

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