Il Roma Pride 2018 è andato in archivio con numeri da record (500.000 persone) e puntualmente, come già capitato in passato, sono arrivati i provocatori articoli dei quotidiani vicini al centrodestra.
‘Poveri gay e poveri partigiani’, titola in prima pagina su Il Giornale un editoriale di Stefano Zurlo, che descrive la manifestazione come un ‘rituale stanco che scimmiotta la semantica della Resistenza che, a sua volta, si lascia cannibalizzare dalla retorica delle Famiglie Arcobaleno, con tanto di Brigata dei soliti noti, sotto i riflettori per un giorno come alla prima alla Scala’. ‘Una marmellata dolciastra che banalizza tutto, tra slogan, musica e balli‘.
‘Il Roma Pride‘, continua Zurlo, ‘trasforma un capitolo glorioso e corale, per quanto di alcune straordinarie minoranze, in una processione vuota. Sarà pure una festa, ma che tristezza’. Ancor più surreale, per non dire gratuitamente irritante, l’editoriale firmato da Vittorio Feltri sulla prima pagina di Libero. ‘Sempre siano lodati i ricchioni‘.
“Una volta era severamente vietato essere frocio. Ricordo che, quando ero un ragazzo, in alcuni cinema non era raro che nel bel mezzo del film si sentissero volare ceffoni e cazzotti, allora si capiva che qualche signorino aveva allungato un po’ troppo la mano, tuttavia non sulla signora che gli stava accanto, bensì sul signore. Il giovane, reo di avere provato a ravanare un altro uomo con la complicità delle luci basse, veniva affidato quindi alle forze di polizia e lo si guardava con disprezzo, perché essere froci era non solo una vergogna, ma addirittura un turpe reato, un abominio, per quanto questo oggi ci sembri inconcepibile. Personalmente non ho nulla contro i gay. I busoni mi piacciono, sebbene non sia ricchione. Ho un animo frocio, anche se non tradirei mai la patata cui giurai devozione eterna. Sono appena riuscito ad inserire due parole vietate in una stessa frase, basta questo a fare di me un sovversivo. Ad ogni modo, oggi le cose non vanno molto meglio rispetto al passato. Sì, va bene, non è più divieto essere ricchione, però adesso, anzi già da un po’, “frocio” è severamente vietato dirlo. Si può finire in galera. Insomma, non è un reato prenderlo nel posteriore (anche perché altrimenti le carceri scoppierebbero), ma è un reato la parola“.
Un fondo ‘sul gay pride’ per parlare di tutt’altro, ovvero sull’utilizzo di termini come “froci” e “finocchi”, che Feltri vorrebbe sdoganare. Schizzi di fango da una stampa che non conosce rispetto, per non dire vergogna, tanto da deridere una manifestazione enormemente partecipata, pacifica e colorata, che ha paralizzato la Capitale d’Italia.
Come diceva sempre un professore del mio paese: “Nel Centro-Destra non esiste la Solidarietà”!
Due anni fa a Pavia i contestatori del Pride scrissero in strada alla partenza “Sodoma è bruciata” e dopo la parata 5 skinheads, apparentemente dell’est Europa, facevano volantinaggio in Strada Nuova contro la manifestazione. La stessa notte ci fu la strage di Orlando. Chi ha scritto gli articoli sopra citati ha fatto capire da che parte sta.