Esibizionisti e gay porn performer: dov’è il confine?

Quando si verificano fatti di cronaca, i media ci presentano come porno attori gay persone che hanno girato video amatoriali o posato per qualche sito. Ma i porn performer sono un'altra cosa.

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Qualche anno fa avevamo seguito le vicende di Giovanni Cuttitta, in arte Angelo Nigro, il sedicente pornoattore gay siciliano che in un impeto d’ira aveva ucciso a coltellate il suo ex, con cui aveva girato anche diversi filmati amatoriali. La condanna a tredici anni per omicidio ci aveva dato l’occasione per riflettere sul fatto che in alcuni casi la definizione di attore porno, soprattutto in relazione a dei fatti di cronaca nera, poteva risultare impropria e fuorviante. Infatti oggi chiunque è in grado di riprendere le proprie performances sessuali e farle circolare tramite il web, ma questo non basta a renderlo l’esponente di un settore che, a torto o a ragione, esprime una sua professionalità perfezionata negli anni e che – in un certo qual modo – ha contribuito all’emancipazione sessuale di generazioni e generazioni di omosessuali. Più recentemente un caso analogo a quello di Giovanni Cuttitta, ma infinitamente più truculento, ha avuto una forte eco a livello internazionale. Un altro sedicente porno attore, questa volta un italo canadese di nome Luka Rocco Magnotta, è sospettato di avere smembrato un ragazzo e abusato del suo cadavere, filmando tutto per internet e spedendo dei macabri souvenir alle sedi di vari partiti politici.

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Il presunto killer si sarebbe poi rifugiato in Germania, dove però è stato rintracciato nel giro di qualche settimana ed arrestato mentre faceva acquisti in un negozio, che ovviamente ha ripreso tutto con le telecamere di sorveglianza, dando a tutta questa fosca vicenda un ulteriore tocco di cinica visibilità. Anche questa volta i media di tutto il mondo hanno preso per buono il fatto che lui si definisse un noto porno attore gay con un notevole curriculum, senza indagare più di tanto sulla veridicità di queste affermazioni e dipingendo il porno gay con delle tinte perlomeno opache. La cosa curiosa, però, è che sui maggiori siti e blog che si occupano di pornografia gay gli esperti del settore hanno ammesso di essere stati colti alla sprovvista e di non avere alcuna familiarità con quello che è già stato soprannominato il “canadian psycho”. Nelle settimane successive, però, scartabellando nel mare magno della pornografia gay, è emerso che Luka Rocco Magnotta, oggi ventinovenne, nel 2003 era effettivamente comparso in alcuni siti amatoriali, come hisfirsthugecock.com e streetbait.com, per poi approdare nel 2005 presso la piccola casa di produzione amatoriale Twisty Media – attiva solo dal 2004 al 2006 –  tornando poi al porno amatoriale di siti come daddymugs.com e badpuppy.com nel 2009.

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Com’è facile intuire la sua carriera è ben lontana da quella di un gay porn performer di primo piano, ed è triste notare come i media abbiamo generalizzato con tanta facilità. La cosa interessante, però, è che negli ultimi anni internet ha contribuito a creare una vera e propria cultura del porno gay, in grado di superare i pregiudizi e le generalizzazioni, tant’è che poco tempo fa è stato annunciato che il progetto di raccolta fondi per mantenere e preservare il vastissimo archivio di filmati (oltre 10.000!) del pioniere della pornografia gay Bob Mizer è andato a buon fine. La Bob Mizer Foundation, creata nel 2003 dal fotografo Dennis Bell per raccogliere il materiale proveniente dagli archivi di Bob Mizer, aveva bisogno di fondi per convertire in digitale le pellicole e i betamax che andavano dagli anni ’50 ai primi anni ’90, e così ha proposto una raccolta di donazioni tramite internet, che in breve tempo ha superato la cifra richiesta. Evidentemente ci sono sempre più persone che sanno chi era Bob Mizer e qual è stato il suo contributo alla causa gay. Certo la rivolta di Stonewall è stata determinante, ma senza Bob Mizer e i suoi colleghi – che fin dagli anni ’50 hanno lavorato per legittimare i desideri omoerotici dei gay americani – siamo davvero sicuri che i moti di Stonewall avrebbero avuto il seguito che conosciamo? Forse nella pornografia gay c’è davvero un potenziale ampiamente sottovalutato, che andrebbe analizzato con maggiore obbiettività e senza scadere in facili moralismi.

di Valeriano Elfodiluce

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