Shiva Baby, Emma Seligman ci spiega come ha parlato di bisessualità nel suo film

Shiva Baby di Emma Seligman, in streaming su MUBI, ha una grande rappresentazione della bisessualità. Ne abbiamo parlato con la regista.

Molly Gordon e Rachel Sennott nel film Shiva Baby di Emma Seligman
6 min. di lettura

In Shiva Baby di Emma Seligman, disponibile in streaming su MUBI, una studentessa universitaria bisessuale che frequenta uomini più grandi in cambio di denaro (una sugar baby) incontra uno dei suoi clienti durante una veglia funebre (nella tradizione ebraica, una shiva) piena di parenti e conoscenti e dove è presente anche la sua ex ragazza.

Nato come cortometraggio durante l’ultimo anno di Seligman alla New York University, Shiva Baby è pieno di momenti terrificanti perché perfettamente riconoscibili, anche se immersi qui in un contesto (quello dell’ebraismo) che per molte persone risulterà magari alieno. È un film su tutte quelle domande che ci aspettiamo dal nostro parentado, i “ma mangi abbastanza?,” i “ma quando ti laurei?,” i “ma in cosa ti laurei?,” i “ma ce l’hai il fidanzato?” conditi dal disagio di genitori che si vergognano della loro figlia. Intanto, lei si ritrova chiusa in questa grande riunione di famiglia (l’intero film è ambientato prevalentemente in un solo luogo e lungo un solo giorno) con il suo sugar daddy ed è costretta a conoscere la sua bellissima moglie in carriera e la loro prole, mentre cerca contemporaneamente di evitare la ragazza con cui ha avuto una relazione che i genitori tentano in tutti i modi di negare e nascondere.

Rachel Sennott, protagonista del film Shiva Baby di Emma Seligman
Rachel Sennott è Danielle, protagonista di Shiva Baby. Immagine per gentile concessione di MUBI Italia

Quella che potrebbe essere solo una commedia degli equivoci diventa nell’opera di Seligman quasi un horror sul passaggio all’età adulta, raccontato con un ritmo serratissimo e con una padronanza del medium che non ci aspetteremmo da una regista che è al suo debutto come autrice di lungometraggi. Notevole anche la recitazione della comica Rachel Sennott, che interpreta la protagonista Danielle, ripetutamente schiacciata da tutte queste domande e da tutti questi eventi, una persona che pensava di avere potere e che teme ora di non avere più alcun controllo sulla sua vita. Quello che più ci interessa, come Gay.it, è però il modo in cui Shiva Baby parla di bisessualità, perché è ancora raro vedere personaggi bisessuali ed è ancora più raro vederli raccontati tanto bene, e abbiamo quindi contattato l’autrice Emma Seligman per discutenere un po’ con lei. Nell’intervista, che è stata condotta su Zoom ed è stata editata per brevità e chiarezza, ci sono alcune anticipazioni su Shiva Baby, ma non è un film che può essere rovinato da qualche spoiler.

Intervista a Emma Seligman, regista di Shiva Baby

Emma Seligman ha diretto il film Shiva Baby, disponibile in streaming su MUBI
Emma Seligman, regista di Shiva Baby. Foto per gentile concessione di MUBI Italia

Nel corto originale non si parlava della bisessualità di Danielle, perché ha deciso di aggiungere questo elemento nel lungometraggio?

Nel cortometraggio volevo introdurre il personaggio di Maya [l’ex ragazza di Danielle] e in un paio di versioni preliminari della sceneggiatura infatti c’era. Ho poi pensato che fosse meglio focalizzarsi su meno elementi, e già stavo cercando di comprimere molto materiale in quello che era un progetto studentesco realizzato in pochi giorni. Alla fine quindi ho tolto il personaggio di Maya, ma ho sempre voluto sviluppare il corto in un lungometraggio e sapevo che lì ci sarebbe stata. Danielle però, per me, è sempre stata bisessuale, anche nel cortometraggio. Il lungometraggio mi ha permesso di mostrare molto di più della sua vita, e la sua sessualità è una parte importante di tutto questo.

Ha costruito un triangolo amoroso che non è tale, in cui il personaggio principale non si trova a dover scegliere tra due persone, e neanche tra un rapporto eterosessuale e un rapporto omosessuale.

Il fatto che non succeda penso che sia legato al modo in cui ho costruito il film, concentrandomi sempre su quello che succede a Danielle, a quello che prova. Anche se è un film ispirato alle commedie romantiche è ispirato anche a molti thriller e a cose del genere. Non penso di averlo fatto in maniera estremamente cosciente, il fatto è che il film parla di Danielle e di come realizza di non avere potere e di non sapere cosa stia facendo con la sua vita. Maya e Max [lo sugar daddy] hanno ruoli diversi in questa dinamica, portano a galla le insicurezze di Danielle e le danno in modi diversi un po’ di potere e la possibilità di sentirsi apprezzata. Questo film, per me, non poteva avere un lieto fine in cui lei sceglieva una delle due persone, sicuramente Danielle non poteva finire con lo sugar daddy, ma neanche con Maya: per Danielle loro due non sono prospettive future, ma ostacoli. L’unica cosa che ho concesso è quel momento finale con Maya, in cui si tengono per mano, perché volevo dare a Danielle un po’ di speranza.

Molly Gordon, ex ragazza di Danielle in Shiva Baby di Emma Seligman
Molly Gordon è Maya in Shiva Baby di Emma Seligman. Immagine per gentile concessione di MUBI Italia

Shiva Baby è un film che lascia molte cose in sospeso. Come ha costruito la relazione tra Danielle e Maya in modo che ci fossero questi non detto senza rischiare di finire invece nel queerbaiting, nel “forse stanno/stavano insieme forse sono solo migliori amiche”?

Grazie per avermelo chiesto perché non mi era mai stata posta questa domanda e io odio il queerbaiting. Penso che sia usato soprattutto quando si parla di relazioni tra ragazze, sessualizzandole perché alcune persone credono di poter rendere le storie più pepose, più sexy, in questo modo. E soprattutto quando sei una persona bisessuale, in generale quando sei attratta da persone di generi diversi, hai la frustrante sensazione che la tua identità sia trattata come “una scelta sexy.” È stata la cosa con cui ho combattuto di più durante la scrittura del film: scrivere in modo delicato, senza rivelare troppo, senza dover infilare spiegoni sulla loro relazione, e contemporaneamente rendendo chiaro che tra loro ci fosse stata una relazione romantica. Il momento finale, in cui si tengono per mano, è stato nella mia testa per molto tempo, ma pensavo che non fosse abbastanza. Odio vedere film in cui ci sono relazioni tra ragazze ma in cui non le vediamo mai baciarsi o fare sesso. Deve tutto essere solo accennato, e penso sia una stronzata perché invece vediamo un sacco di coppie eterosessuali baciarsi e mostrare fisicamente il loro affetto nei film. Per questo ho inserito la scena in cui si baciano fuori dalla casa: ero indecisa perché non sapevo quanto in là potessi spingermi senza farlo sembrare poco realistico dato il contesto e mi sembrava che quello fosse il massimo che potevo fare senza rompere la sospensione dell’incredulità del pubblico. È frustrante perché anche se pensavo di aver fatto del mio meglio per chiarire quale fosse la loro relazione, da quando il film è uscito molte persone, soprattutto uomini etero, hanno comunque parlato di Danielle e Maya come “amiche” o hanno detto che Danielle è “bi-curiosa.”

Pensa che i personaggi parte delle comunità LGBTQIA+ stiano diventando più complessi, più tridimensionali, nel cinema, rispetto a un passato in cui erano caratterizzati solo attraverso il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere?

Penso che la televisione stia facendo un lavoro migliore nel raccontare storie queer ricche di sfumature. Soprattutto quando si parla di sessualità più fluide, di bisessualità e pansessualità. Potrei citare Atypical, Transparent, Euphoria e molte altre serie a riguardo. I film hanno ancora molta strada da fare, e pure le storie che parlano di omosessualità sono spesso o molto allegre o molto deprimenti, oppure c’è solo una spruzzata di queerness, un po’ di queerbaiting perché le persone pensano che in questo modo il film sia più interessante. Quindi, da un certo punto di vista la situazione sembra star migliorando (e sicuramente sta migliorando), perché ci sono più personaggi queer, ma molte volte è solo una caratteristica aggiunta a qualche personaggio. Mi sembra che le persone abbiano paura: se vogliono raccontare una storia felice temono di renderla triste o complicata, se vogliono raccontare una storia triste temono di far sembrare tutto facile. E siccome chi sta ai vertici di solito non è queer, non sa cosa le persone possano volere o non volere. Avrei solo voluto vedere meno storie sui coming out quando ero piccola, perché guardare tutti quei personaggi soffrire e scontrarsi con i genitori (problemi che certo esistono) alla fine mi ha messo davvero paura di fare coming out.

Shiva Baby, Emma Seligman ci spiega come ha parlato di bisessualità nel suo film - Emma Seligman regista di Shiva Baby con Rachel Sennott - Gay.it
Emma Seligman, regista di Shiva Baby, con la protagonista Rachel Sennott. Foto per gentile concessione di MUBI Italia.

Shiva Baby è disponibile in Italia sul servizio di streaming online MUBI. Immagine di copertina da Shiva Baby di Emma Seligman per gentile concessione di MUBI Italia.

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