Pride Month, 10 classici tra cinema e tv per celebrare l’Orgoglio LGBTQIA+

Festeggiamo il Pride Month ricordando 10 titoli, tra film e serie tv, che ci hanno in qualche modo raccontato, mostrato al mondo, fatto conoscere, celebrato.

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Giugno è finalmente arrivato, con l’estate alle porte, l’Onda Pride ufficialmente partita e il Pride Month da celebrare ovunque. Nelle strade, nelle piazze, nei locali, in famiglia, al lavoro e perché no, anche sul piccolo e sul grande schermo.

La rappresentazione delle nostre battaglie, del nostro Orgoglio, il racconto delle nostre rivendicazioni, dell’essere famiglia, ha caratterizzato alcune meraviglie cinematografiche e televisive, dando visibilità a persone, storie e comunità a lungo taciute e spesso lasciate ai margini.

Per festeggiare nel migliore dei modi questo Pride Month 2023 abbiamo deciso di ricordare 10 titoli, tra film e serie tv, che ci hanno in qualche modo raccontato, mostrato al mondo, fatto conoscere, celebrato. Film e serie tv da rivedere, o scoprire per la prima volta, nella speranza che altrettante possano uscirne nei prossimi anni, perché c’è un’infinità di storie ancora oggi da narrare.

Pride di Matthew Warchus

Pride Month, 10 classici tra cinema e tv per celebrare l'Orgoglio LGBTQIA+ - pride film 1 - Gay.it

9 anni fa Pride di Matthew Warchus vinceva una più che meritata Queer Palm al Festival di Cannes. Nominato ai Golden Globe e vincitore anche di un Bafta, il film britannico racconta una storia realmente accaduta, nella Londra del 1984.

La Thatcher è al potere e il sindacato dei minatori è in sciopero contro i tagli imposti. Durante il Pride un gruppo di attivisti decide di sposare la causa dei minatori, ma il sindacato è imbarazzato da questo supporto. Il gruppo non si scoraggia e decide di andare in uno sperduto paesino del Galles a consegnare direttamente ai minatori la propria donazione. Riusciranno due mondi così apparentemente diversi a dialogare?

Una commedia sorprendente, quella diretta da Warchus, perché in grado di affrontare con il sorriso temi come il coming out, i rapporti familiari, l’omofobia, l’epidemia di aids che proprio in quegli anni cominciò a colpire pesantemente la comunità gay, la politica discriminatoria della Lady di Ferro.

Cast eccezionale trainato da Bill Nighy, Imelda Staunton, Dominic West, Paddy Considine, George MacKay e Joseph Gilgun, per un film presentato nella sezione Quinzaine des Réalisateurs di Cannes e in grado di incassare quasi 20 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando titolo di culto.

Milk di Gus Van Sant

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Il 26 novembre del 2008 usciva nelle sale d’America Milk di Gus Van Sant. Candidata ad 8 Oscar e vincitrice di due statuette, per il miglior attore Sean Penn e per la miglior sceneggiatura originale, la pellicola vide trionfare un giovane sceneggiatore all’epoca sconosciuto, il 34enne Dustin Lance Black, poi sposatosi con il tuffatore Tom Daley e diventato attivista LGBT nel cuore di Hollywood.

Attivista LGBTQIA, Harvey Milk ha cambiato la storia e la vita di tante persone con la sua vita e il suo coraggio. Nel 1977 Milk diventò il primo uomo omosessuale dichiarato ad avere accesso a una importante carica pubblica in America. La sua non fu solo una vittoria per i diritti dei gay, aprendo la strada a coalizioni trasversali nello schieramento politico. Ad assassinare Milk, appena un anno dopo la sua elezione, fu Dan White, che nell’occasione uccise anche il sindaco George Moscone.

Semplicemente il film di una vita per Gus Van Sant e Sean Penn, non a caso mai più riusciti a ripetersi dopo aver raggiunto simili fasti.

Le Fate Ignoranti di Ferzan Ozpetek

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Il 16 marzo del 2001 usciva nei cinema d’Italia Le Fate Ignoranti, terzo film di Ferzan Ozpetek con protagonisti Margherita Buy e Stefano Accorsi. Presentato al Festival di Berlino, il film vinse 4 Nastri, 3 Globi d’Oro e 4 Ciak d’Oro, con 2 nomination agli European Film Award e un box office sbancato, con quasi 7 milioni di euro incassati.

Ozpetek, all’epoca poco più che 40enne e sconosciuto agli occhi del grande pubblico, decollò, vincendo due anni dopo il David grazie a La finestra di fronte.

Un film epocale, per la comunità LGBT italiana, perché ruppe un muro, proiettandola nei cinema mainstream, da sala ‘per famiglie’, trattando tematiche come l’amore tra persone dello stesso sesso, l’AIDS, mostrando parte di un universo fino a quel momento quasi mai rappresentato. Nei titoli di coda, come dimenticarli, le immagini del World Pride romano, che si tenne l’anno prima, nel 2000, sulle note di Due Destini dei Tiromancino.

Heartstopper di Alice Oseman

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Nel 2016 Heartstopper nasce come webtoon e spopola rapidamente, trasformandosi presto in graphic novel di successo. L’opera di Alice Oseman, arrivata in Italia con Mondadori, sbarca  su Netflix sotto forma di serie live-action e improvvisamente esplode. Perché al centro di Heartstopper c’è una dolcissima storia d’amore tra due ragazzi.

Otto puntate da 30 minuti l’una da vedere tutte d’un fiato, con respiri profondi e occhi a forma di cuore, perché il romanticismo regna indisturbato in Heartstopper, per l’occasione co-diretto dalla stessa Alice Oseman, autrice della graphic novel, al fianco di Euros Lyn. Dopo 10.000 ragazzi provinati, i 18enni Kit Connor e Joe Locke hanno ottenuto le ambite parti di Charlie e Nick, così apparentemente diversi eppure così straordinariamente perfetti, l’uno al fianco dell’altro. Goffo e timido il primo, atletico, sicuro di sè e popolare il secondo. A legarli una profonda dolcezza, che li vedrà da subito avvicinarsi, conoscersi con reciproco ed evidente interesse.

Un progetto, quello firmato Netflix, sfacciatamente e orgogliosamente ‘positivo’ nel dettare un determinato messaggio di accettazione, di sè e altrui, con la consapevolezza che nulla è impossibile quando ad esplodere dal nulla è l’amore. La tensione emotiva dei due giovani protagonisti, straordinariamente credibili e di rara bravura, traspare magnificamente durante l’intero racconto, provocando un senso di gioia e apprensione. Un coming of age che vede un gruppo di amici affrontare un percorso fatto di scoperta e accettazione di sé, aiutandosi a vicenda mentre cercano la loro più autentica natura. Heartstopper non ha nulla di veramene ‘rivoluzionario’,  ma ha la forza dell’amabilità dei suoi due protagonisti, così verosimili nel vivere un primo amore tanto difficile da gestire, tra coming out e paura dell’ignoto, sentimenti che divampano nel petto e volontà di farli propri alla luce del sole.

120 Battiti al Minuto di Robin Campillo

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Grand Prix Speciale della Giuria e Queer Palm a Cannes 2017, 120 battiti al minuto di Robin Campillo ha dato forma ad una storia vera, di resistenza e orgoglio, avvenuta nella Parigi dei primi anni ’90.

Nathan è un giovane ragazzo gay che decide di unirsi ad un movimento che sta conquistando sempre più visibilità nell’opinione pubblica francse. Si tratta di Act Up, un’associazione che ha come missione quella di rompere il silenzio generale sull’epidemia di aids che sta mietendo nel mondo innumerevoli vittime. Mentre il movimento cresce, Nathan inizia una relazione con uno dei mebri più radicali del gruppo, Sean.

Ho voluto raccontare questa storia perché sentivo che non era stato ancora fatto e occorreva farlo in un modo che ottenesse la massima visibilità, andando al di là della nostalgia“, ha confessato Campillo. “Nel film è implicita la tristezza della perdita di persone che ammiravamo, che amavamo e con cui abbiamo passato tanti bei momenti. Ma io penso anche di più a quelli di noi che sono sopravvissuti e a quelli che ancora oggi combattono con la malattia“.

 

Queer as Folk di Russell T. Davies

Queer As Folk, in arrivo nuove versioni UK e francesi della storica serie tv cult gay

Il 23 febbraio del 1999 andava in onda nel Regno Unito, su Channel Four, la prima storica puntata di Queer As Folk, serie tv ideata da Russell T Davies poi nel 2000 andata incontro ad un remake americano e ad un reboot subito cancellato.

Protagonisti tre omosessuali di Manchester, interpretati da Aiden Gillen Jones, negli ultimi anni rivisto in tv grazie a Game of Thrones, un giovanissimo Charlie Hunnam, poi esploso al cinema con Pacific Rim, e Craig Kelly. Un pubblicitario di successo, un impiegato in un supermercato e un minorenne, alle sue prime esperienze omosessuali all’ombra di Canal Street.

Serie tv epocale, perché per la prima volta sessualmente esplicita in ambito gay. Già nei primi 20 minuti del primissimo episodio, Davies cedeva alla masturbazione, allo sperma e al rimming, per una prima stagione da solo 8 puntate che offrì al pubblico britannico (e non solo) una rappresentazione franca e divertente dell’universo LGBT, fino a quel momento sempre taciuto dalla tv inglese.

All’epoca Queer As Folk suscitò da subito enormi polemiche, ma l’Auditel premiò il coraggio di Channel 4, con quasi 4 milioni di telespettatori per il primo episodio. L’anno dopo la serie proseguì con una seconda stagione da solo due episodi, prima di lasciare il campo a Showtime per il remake a stelle e strisce, durato 5 stagioni.

In un panorama televisivo che fino a quel momento si era concesso una rappresentazione gay limitata a dei timdi e casti baci, Queer As Folk fu semplicemente una rivoluzione, soprattutto per quella generazione di adolescenti gay che cercava di trovare il proprio posto nel mondo, spianando la strada a una migliore e più esaustiva narrazione gay, tanto in tv quanto al cinema.

Pose di Ryan Murphy, Brad Falchuk e Steven Canals

Pride Month, 10 classici tra cinema e tv per celebrare l'Orgoglio LGBTQIA+ - Pose 3 1 - Gay.it

Ci sarà sempre un “prima Pose” e un “dopo Pose”. Perché Ryan Murphy, Brad Falchuk e Steven Canals hanno realizzato qualcosa di mai visto prima sul piccolo schermo, quando nel 2018 la prima stagione della serie sbarcò su FX.

Priva di attori conosciuti, se non quel Evan Peters presto abbandonato, Pose mostrò al mondo personaggi fino ad allora quasi mai raccontati, se non da Jill Soloway nella pluri-premiata Transparent. Ma in quel caso negli abiti della protagonista Maura Pfefferman, donna over 60 MtoF, c’era un uomo eterosessuale cisgender, Jeffrey Tambor.

Con Pose, invece, Murphy, Falchuk e Canals hanno voluto e ingaggiato solo attrici transgender, dando vita ad una rappresentazione mai tanto realmente inclusiva. Hollywood si è finalmente resa conto che a raccontare storie di transizione devono essere persone transgender. Che tutto ciò non è solo possibile ma doveroso. Grazie a Pose, probabilmente non vedremo mai più attori e attrici eterosessuali cisgender interpretare personaggi transgender sul grande schermo, vincendo Oscar come accaduto in passato a Hilary Swank e Jared Leto.

Grazie a Pose, che ha raccontato la storia di una famiglia assai poco “tradizionale”, in grado di resistere all’omofobia, alla transfobia, al razzismo e all’hiv che nei primi anni ’80 falcidiò una comunità, restando sempre a testa alta dinanzi a discriminazioni e ingiustizie, Billy Porter è diventato il primo attore nero dichiaratamente gay a vincere un Golden Globe, così come MJ Rodriguez è diventata la prima attrice transgender di sempre a vincere un Golden Globe e a strappare una nomination agli Emmy.

Ryan Murphy, negli ultimi 10 anni diventato il produttore più potente e influente di Hollywood, si è detto fiero di Pose: “questo spettacolo è una delle cose della mia vita di cui sono più orgoglioso. Steven Canals, Brad Falchuk e io abbiamo creato lo show e poi abbiamo trascorso sei mesi con la direttrice del casting Alexa Fogel, cercando letteralmente il mondo per il nostro fantastico cast“. Una storia, ha precisato Murphy, che quattro anni or sono “sembrava così fresca, così necessaria, ed eravamo tutti così eccitati e pregavamo che andasse in onda. Quanto siamo fortunati che il sogno sia diventato realtà“.

Will and Grace di David Kohan e Max Mutchnick

Pride Month, 10 classici tra cinema e tv per celebrare l'Orgoglio LGBTQIA+ - Will and Grace - Gay.it

Quasi 25o episodi e 21 anni di vita. Will & Grace, celebre sit-com creata da David Kohan e Max Mutchnick, ha resistito per 18 stagioni, a dir poco epocali.

Un’esperienza straordinaria, per la tv. Perché quando Will and Grace sbarcò sulla NBC, nel lontano 1998, l’omosessualità era di fatto taciuta, evitata, nascosta dai grandi network. Quasi non esisteva, non se ne parlava. Kohan e Mutchnick diedero vita a quattro personaggi che hanno saputo resistere nel tempo, tanto da tornare a furor di popolo nel 2017, ovvero 11 anni dopo l’ottava e ultima stagione. Will Truman, Grace Adler, Jack McFarland e Karen Walker, ovvero Eric McCormack, Debra Messing, Sean Hayes e Megan Mullally, hanno educato il mondo attraverso la forza del sorriso. 84 nomination agli Emmy Award, 21 nomination agli Screen Actors Guild Award, 29 nomination ai Golden Globe. La lunga storia di Will and Grace è stata acclamata e vincente, con ascolti che nel 2000 raggiunsero i 25 milioni di telespettatori USA a puntata. Inevitabile il calo, anno dopo anno, grazie anche all’avvento di nuovi canali, fino al boom del doppio finale, nel 2006, visto da 18.43 milioni di americani.

Stonewall di Nigel Finch

Pride Month, 10 classici tra cinema e tv per celebrare l'Orgoglio LGBTQIA+ - Stonewall di Nigel Finch - Gay.it

Film BBC diretto da Nigel Finch, in Italia Stonewall rimane ai più sconosciuto. Al centro della tramma, ovviamente, quanto accaduto il 6 giugno del 1969, quando lo Stonewall INN di New York diede letteralmente forma al movimento di liberazione omosessuale, nato in quei giorni grazie ad un’epocale rivolta nei confronti della polizia omofoba della Grande Mela.

In questo contesto il regista, morto di aids a riprese ultimate, racconta le esistenze della Miranda, romantica crossdressing sex worker, del provinciale Matty Dean e del giornalista Ethan. All’interno della splendida soundtrack anche l’iconica Over the Rainbow di Judy Garland, morta proprio in quel giugno di lotta e orgoglio, lasciando sgomenta un’intera comunità.

Improvvisamente l’inverno scorso di Gustav Hofer e Luca Ragazzi

Pride Month, 10 classici tra cinema e tv per celebrare l'Orgoglio LGBTQIA+ - Improvvisamente linverno scorso - Gay.it

Documentario del 2008 scritto, diretto e interpretato da Gustav Hofer e Luca Ragazzi, Improvvisamente l’inverno scorso è la storia dei suoi due autori, compagni nella vita, e di quello che successe loro nel 2007, quando il governo Prodi presentò il progetto di legge sui DiCo, a tutela delle coppie di fatto (anche omosessuali). L’Italia si era spaccata a metà, e dai pulpiti delle chiese e dai salotti televisivi si arrivò a livelli parossistici di intolleranza. Armati di telecamera, i due cercarono di capire le ragioni di chi si diceva contrario alla proposta legislativa.

Prese così forma un documentario utile a registrare il disagio dei due protagonisti, i mesi di polemiche sterili e strumentali, gli attacchi gratuiti e il crescendo di omofobia, delineando un quadro assai poco edificante di un Paese che credevano di conoscere: il loro.

Passati 15 anni dall’uscita in sala, con una menzione speciale al Festival di Berlino e il Nastro d’Argento per il miglior doc, Improvvisamente l’inverno scorso è ancora oggi tristemente attuale.

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