Cristian Gaudioli Ruaro, in arte Der Prinz Tattooer, è un tatuatore che tra Milano e Follonica riporta in inchiostro lo stile chiamato “traditional”. Le sue illustrazioni, poliedriche e raffinate, sono comparse sui corpi di tanti fan dei tatuaggi vintage, e anche di parecchie fashion blogger. Il retro, si sa, torna sempre di moda.
Se vi state chiedendo perché parliamo di Der Prinz Tattooer in tempo di Pride Month, la risposta è una soltanto: Muscle Market Tattoo. Una mostra, e un progetto, che attraverso sketch tattoo replicati su maxi pannelli, su riviste dai colori rainbow e su fanzine dai tratti ammiccanti riflette e racconta il mondo dell’erotismo maschile. Non c’è niente di scontato in tutto questo, perché per anni il mondo del tatuaggio si è contraddistinto per essere molto patriarcale. E pure l’uomo come oggetto dell’erotismo più sublime è rimasto un tabù per parecchio tempo.
È pur vero che le cose stanno cambiando, ce lo ripetiamo spesso. Così un’idea come quella di Der Prinz Tattoer ne diventa la riprova concreta. Anche in questo caso, i disegni squisitamente retrò dove baffi e muscoli che richiamano “marinai e galeotti” vanno di pari passo con allusioni e pose ammiccanti. È di questo che abbiamo parlato con Cristian, che ci ha raccontato del progetto in attesa della sua inaugurazione ufficiale: il 17 giugno presso il MONO Bar di Milano, l’universo erotico maschile assumerà tutto un altro colore.
– Come nasce l’idea dietro Muscle Market Tattoo?
Muscle market tattoo nasce dall’incontro di due mondi, i tatuaggi e l’iconografica estetica dell’uomo macho anni ‘70/’80, dove Physique Pictorial e Tom of Filnand hanno influenzato la cultura queer con scene omoerotiche patinate che non indugevanomai nel volgare. Essendo appassionato dientrambi, ho provato a creare dei flash molto semplici prendendo spunto da materiale di quel periodo. Ci sono tatuaggi più “romantici” e altri un po più hard, adatti a tutti i gusti.
– Muscle Market Tattoo è inserito all’interno degli eventi del Pride Month. Il tuo progetto vuole parlare soprattutto alla comunità LGBTQ+?
Il mio progetto è rivolto in particolare alla comunità LGBTQ+, anche se i primi tatuaggi sono stati realizzati su persone non queer.
– Lo stile retrò dei tatuaggi riporta indietro a un tempo in cui la cultura del tatuaggio era prettamente patriarcale, prima che la comunità LGBTQ+ contribuisse a cambiare anche quel mondo. Oggi a che punto siamo?
Il tatuaggio contemporaneo nasce in un segmento culturale e sociale prettamente patriarcale, popolato da marinai, galeotti e mafiosi. Ha iniziato a diventare di socialmente accettato, e quindi di massa, grazie ai cantanti e alle persone dello spettacolo che proprio negli anni ‘70/’80 hanno cominciato a tatuarsi. Da noi in Italia è diventato oggetto di desiderio anche grazie al canale televisivo: quando veline e calciatori hanno iniziato a sfoggiare tatuaggi sempre più importanti e visibili. Oggi, quando ci sono diversi cantanti e sportivi apertamente LGBTQ+ tatuati, l’influenza estetica sulla comunità è molto forte. C’è da sottolineare però che nel tempo, proprio a causa di questa massificazione, si sono perse un po’ le regole etiche del tatuaggio, che caratterizzavano la nascita di quest’arte e che sono state sopraffatte dall’estetica.
– Il progetto vuole esplorare l’universo erotico maschile che per molto tempo è rimasto un tabù. Tu come vivi questo tema?
Il tabù dell’universo erotico maschile penso sia ormai sdoganato, basta guardare una pubblicità di Dsquared o Dolce e Gabbana per rendersene conto. Sono di una generazione in cui non era così facile vedere un uomo in mutande su un manifesto, dovevi cercare e sperare di trovare qualcosa su riviste come Posta Market, tutto senza farti “beccare” e con il cuore che ti batteva a mille… oggi una cosa cosi non sarebbe più ipotizzabile, anche perché non esiste più Postal Market. Mi ritengo comunque fortunato per aver vissuto quel periodo, anche se difficile e complicato, perché ha fortemente influenzato il mio immaginario; oggi è tutto molto più semplice e ne sono contento, perché dall’essere un tabù diventa, ogni giorno, sempre più normale vedere un uomo nudo o due uomini che si baciano.
– La mostra è una celebrazione artistica dell’erotismo maschile, qual è il messaggio che vorresti passasse attraverso questi tatuaggi?
Il corpo maschile è stato, a partire dagli anni ’80, sempre più mercificato. I ragazzi di oggi curano fortemente il loro aspetto e hanno come idoli calciatori dai fisici statuari o cantanti e attori androgini che non hanno problemi a mostrare il proprio corpo. Eppure la sessualità dell’uomo resta in qualche modo legata a un concetto di “peccaminoso” e di “nascosto”. Basti pensare a quanto gli organi genitali maschili siano ancora ritenuti “oggettivamente brutti” per capire che non tutti i tabù legati alla sfera sessuale sono stati superati. Ecco, questa mostra è il mio piccolo contributo a promuovere una rottura di questi schemi antiquati e di scovare quanta bellezza esista in ogni angolo del pianeta.