Sequestrati, picchiati, umiliati: solo perché trans (e compagno di una trans). Accade in Turchia a una coppia italiana, ma il ministero degli Esteri tace.
Il 16 marzo Lea e Sergio erano volati a Istanbul per poi recarsi in una clinica, dove la donna avrebbe dovuto sottoporsi a un intervento. Con sé Lea portava una relazione dell’Ospedale San Camillo di Roma, che ne attestava la fase di transizione e chiariva così la discrepanza tra il suo aspetto e il documento anagrafico. Proprio per il suo essere trans però sarebbe stata accusata di avere un documento falso e vittima della violenza delle forze dell’ordine turche.
Secondo quanto denunciato da Fanpage, all’arrivo in aeroporto la polizia turca li avrebbe trattenuti in una stanza per 16 ore, senza cibo e medicine, per poi essere picchiati. Una condizione di grave rischio per chi come Sergio è asmatico e come Lea è sottoposta a trattamento farmacologico, ma di fronte alla richiesta di quest’ultima di parlare con l’Ambasciata italiana, una guardia avrebbe reagito sferrandole un pugno: “Transessuale, zitta o ti picchiamo più forte”.
La coppia è stata poi imbarcata su un volo di rientro verso la Capitale, dove a Lea è stato refertato un “trauma contusivo al bacino e del labbro inferiore per aggressione”. Nonostante questa palese violazione dei diritti umani, la Farnesina stenta incredibilmente a muoversi: “Dovrà rispondere anche l’Italia di una eventuale inerzia – annuncia a Fanpage Cathy La Torre, che segue la coppia – se non dovesse tutelare le ragioni di due cittadini sequestrati per 16 ore”.
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