Come preannunciato da sondaggi e previsioni, Alexis Tsipras ha vinto le elezioni in Grecia. L’uomo della nuova sinistra, che promette di uscire dalla politica di austerity tanto cara all’Europa di Angela Merkel, e salvare il suo paese dalla profondissima crisi in cui si trova (solo per fare un esempio, gli stipendi degli statali sono stati ridotti del 40 per cento, sono state eliminate tredicesima e quattordiscesima e il bilancio sella sanità pubblica è stata tagliata del 20 per cento, lasciando fuori dall’assistenza una buona fetta della popolazione) adesso è chiamato a passare ai fatti.
Dall’Italia, in molti adesso tirano la giacchetta al vincitore cercando di accreditarlo come proprio naturale alleato. Vale la pena ricordare che alle ultime elezioni europee Tsipras era alleato in Italia con Sinistra Ecologia e Libertà e che a Bruxelles ha votato in maniera diversa dal Pse, schierandosi nettamente contro le politiche neoliberiste. Per quanto, dunque, ci ritroviamo ad assistere a tardivi endorsement da parte della sinistra moderata, la storia è evidentemente un’altra, come dimostrano anche le bandiere dei partito della sinistra radicale presenti ieri sera nelle piazze greche che festeggiavano.
La vittoria di Syriza, il partito di Tsipras, rappresenta un’opportunità per la Grecia, secondo molti, anche dal punto di vista dei diritti delle persone lgbt sui quali il paese ellenico è indietro tanto quanto l’Italia.
In passato il neo premier greco si era espresso nettamente a favore della tutela delle persone lgbt, della lotta all’omofobia e al riconoscimento del diritto per le coppie gay e lesbiche di sposarsi ottenendo pari diritti rispetto alle coppie eterosessuali .
Durante la campagna elettorale appena conclusa, però, le posizioni sono apparse più tiepide. In un recente scambio di tweet con gli elettori, organizzato dal portale The Press Project International , il leader di Syriza ha parlato di civil partnership e matrimonio liquidando la questione delle adozioni come “una questione complicata che richiede dialogo”. “Ci sono posizioni contraddittorie nella comunità scientifica su questo – ha concluso – e non lo includeremo nel nostro programma”.
La risposta ha creato qualche dissapore nella comunità lgbt greca. Non si può non sottolineare che la Grecia rimane comunque un paese con una forte caratterizzazione religiosa, in cui la Chiesa Ortodossa ha un peso notevole (basti pensare che chi viene eletto deve giurare sulla Bibbia). Quella di Tsipras, dunque, potrebbe semplicemente essere strategia elettorale. E sebbene la comunità lgbt ellenica abbia festeggiato la vittoria di Syriza, con tanto di bandiere rainbow in piazza, il risultato non è netto abbastanza da permettere al partito di governare da solo. Sui 151 seggi della maggioranza, infatti, Syriza ne ha conquistati 149 e questo costringerà il partito a stringere alleanze. Le ipotesi di queste ore parlano di un accordo con la nuova destra di Anel, con cui condivide la linea anti-austerity. Questo comprometterà l’impegno di Syriza sui diritti civili? Oppure Alexis Tsipras manterrà fede alla speranza con cui la comunità lgbt guarda al suo governo? In questo caso, anche la Grecia potrebbe fare grandi passi avanti, lasciando l’Italia ancora più sola in fondo all’elenco dei paesi civili. Di certo, dall’Italia, sono in molti a guardare al nuovo governo greco con speranza.
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