Tutto sua madre di Guillaume Gallienne con Guillaume Gallienne, André Marcon, Françoise Fabian (85′)
È la commedia gay dell’anno, campione d’incassi in Francia, che ci fece sganasciare alla Quinzaine di Cannes dove vinse due premi. L’idea geniale dell’attore regista è quella di ritagliarsi sia il ruolo di se stesso che quello di sua mamma, una sorta di pseudo-Tootsie irresistibile, in un’autobiografia comica incentrata sulle sue insicurezze e difficoltà ad essere accettato in famiglia perché gay. Con un ritmo strepitoso e un tono sempre a un passo dalla farsa ma mai volgare, Gallienne pesca da mezza storia del cinema gay (‘Ma vie en rose’, ‘Il vizietto’, ‘J’ai tué ma mère’) per dare forma a una sorta di Fantozzi transalpino in chiave queer decisamente spassoso. Finale a sorpresa. Tratto da una commedia teatrale dello stesso Gallienne.
Quando lo vedremo? Giovedì 16 gennaio distribuito da Eagle Pictures.
Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée con Matthew McConaughey, Jared Leto e Jennifer Garner (117′)
Il dramma sull’Aids, tratto da una storia vera, molto amato ai festival di Toronto e Roma. È stato candidato a due Golden Globes per le interpretazioni di Matthew McConaughey e Jared Leto studiate attraverso un profondo lavoro di trasformazione del corpo: l’elettricista texano etero e omofobo Ron Woodroof che scopre di avere contratto l’Aids ha fatto perdere a McConaughey ben 22 chili mentre Leto si è completamente depilato il corpo per entrare nell’anima della transessuale Rayon insieme alla quale Ron cercherà nuove medicine importandole dal Messico, diventando un’enciclopedia vivente sui trattamenti antivirali e le sperimentazioni farmacologiche. Emozioni a fior di pelle per due ruoli ‘totali’. Attesissimo.
Quando lo vedremo? Il 30 gennaio 2014 distribuito da Good Films.
Love Is Strange di Ira Sachs con John Lithgow, Alfred Molina e Marisa Tomei
È il film queer col cast più hollywoodiano e blasonato dell’anno: un premio Oscar (Tomei), un candidato all’Academy Award (Lithgow) e il pluripremiato Alfred Molina. Seguendo il trend che ha ridato dignità cinematografica ai gay non più giovani, ecco i navigati Ben e George che finalmente si sposano dopo 39 anni trascorsi insieme. Ma appena tornati dalla luna di miele dovranno fare affidamento sui loro amici perché Ben perde il suo lavoro come direttore del coro in una scuola cattolica e la coppia non riesce più a pagare l’affitto. Si preannuncia come una commedia agrodolce sulla crisi economica che ha colpito anche le coppie gay. Potrebbe essere la sorpresa dell’anno anche perché destinata non solo a un pubblico lgbt.
Quando lo vedremo? Passerà al Sundance, poi si vedrà.
Tom à la ferme di Xavier Dolan con Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal e Lise Roy (105′)
Thriller psicologico agreste ambientato in una fattoria isolata del Québec dove si reca il pubblicitario Tom per partecipare alle esequie del suo fidanzato Guillaume. Ma nessuno sa della relazione gay del ragazzo e Tom è costretto dal fratello di Guillaume a spacciarsi per etero ma proprio nei suoi confronti nasce un’inaspettata attrazione/repulsione… Vincitore del Fipresci, il prestigioso premio della critica Fipresci all’ultimo Festival di Venezia, si preannuncia come un Dolan meno melò, più teso e quasi hitchcockiano. Tratto da una pièce omonima di Michel Marc Bouchard.
Quando lo vedremo? Avrà una circuitazione festivaliera.
Yves-Saint Laurent di Jalil Lespert con Pierre Niney, Guillaume Gallienne, Charlotte Le Bon (101′)
È il biopic queer più atteso dell’anno. La strardinaria carriera del famoso couturier Yves-Saint Laurent che nel ’57, a soli 21 anni, prende in mano le sorti della maison di Christian Dior dopo la sua morte e conosce durante la prima sfilata il grande amore e partner d’affari Pierre Bergé col quale, tre anni dopo, avrebbe fondato la società Yves-Saint Laurent. Il vero Pierre Bergé, interpretato da Guillaume Gallienne di ‘Tutto sua madre’, si è commosso fino alle lacrime quando ha visto sul set la prestazione di Pierre Niney nel ruolo del protagonista. Classe ed eleganza assicurata in questo ritratto devoto di un titano della moda francese.
Quando lo vedremo? Aprirà la sezione Panorama al prossimo Festival di Berlino
Il mondo fino in fondo di Alessandro Lunardelli con Filippo Schicchitano, Luca Marinelli, Barbora Bobulova (95′)
L’unico titolo italiano con predominanza queer annunciato sinora. Il diciottenne Davide si invaghisce di un ecologista cileno, che seguirà fino in Cile. Il fratello etero Loris si mette sulle sue tracce per riportarlo a casa. La giovane rivelazione di ‘Scialla’, Filippo Scicchitano, in un ruolo complesso e l’esotismo del Sud America sono i punti di forza di questo road movie introspettivo presentato all’ultimo Festival di Roma nella sezione ‘Alice nella città’ dedicata agli adolescenti.
Quando lo vedremo? Forse al festival gay torinese ‘Da Sodoma a Hollywood’.
Gerontophilia di Bruce Labruce con Pier Gabriel Lajoie, Walter Borden, Katie Boland (82′)
Il ritorno dell’anarchico porno-diavoletto dell’indie fetish in una versione più addomesticata rispetto al ‘L.A. Zombie’ ma non meno conturbante. Il tema affrontato è uno degli ultimi tabù sociali, considerato una vera e propria perversione: la gerontofilia. Il giovane Lake, assistente in un ospizio, si scopre attratto dagli uomini anziani e diventa amico dell’ottantenne Mr. Peabody che vorrebbe vedere l’oceano per l’ultima volta. A Venezia ha sorpreso perché è l’opera di Labruce più tradizionale, almeno apparentemente, ma siamo pur sempre dalle parti dell’eccentricità di stampo watersiano che garantisce un livello di ‘queerness’ piuttosto alto.
Quando lo vedremo? Avrà una circuitazione festivaliera.