Il canale satellitare History Channel sta mandando in onda le puntate della seconda stagione della serie di documentari “Storia proibita del ‘900 italiano”. La quarta puntata affronta il tema della “questione omosessuale”, ripercorrendo gli anni della storia del nostro paese nei quali per un gay la strada dell’invisibilità era praticamente obbligatoria per non finire al confino, o in manicomio o in carcere. Anche rimanere “liberi” (le virgolette sono d’obbligo) voleva comunque dire correre il rischio di essere pubblicamente insultati e ridicolizzati. Il documentario costituisce un emozionante excursus per scoprire la lunga e difficile lotta di emancipazione intrapresa dai gay del nostro Paese per veder riconosciuto il proprio diritto ad esistere. La puntata a tematica gay parte con il racconto degli anni a cavallo tra la fine dell’ottocento e gli inizi del ‘900, quando l’omosessualità in Italia comincia ad essere studiata nei trattati di psicologia sociale o di criminologia, quando termini come invertito e pederasta sono usati per descrivere l’omosessuale, che rischia il carcere o il manicomio se il suo comportamento risulta troppo visibile.
La situazione peggiora sotto la dittatura fascista. Anche se non si concretizza l’iniziativa di inserire nel Codice Rocco il reato di omosessualità, gli omosessuali finiscono al confino e continuano ad essere discriminati dalla morale comune. L’omosessualità viene utilizzata anche come arma di ricatto politico, tanto è vero che polizia segreta fascista OVRA realizza una serie di dossier contro alcuni esponenti politici interni allo stesso regime.
Nell’immediato dopoguerra, con l’avvento della Repubblica, le cose non cambiano di molto e nell’Italia bacchettona degli anni ’50 si continua a rifiutare i gay, la stampa di destra a dileggiarli o a strumentalizzarli. Un esempio è Giò Stajano, nipote del gerarca fascista Achille Storace, pagato dai reporter dei giornali scandalistici per incastrare ministri e avversari politici: chi è visto in sua compagnia è bollato come pervertito.
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Al cinema, anche a causa di una censura molto rigida, la rappresentazione dell’omosessualità è negativa o al massimo macchiettistica, mai positiva. Solo nell’era del boom, della diffusione della ricchezza e dell’allentamento della morale la situazione migliora lentamente. Nel 1967, addirittura, il film western “Se sei vivo spara” di Giulio Questi presenta per la prima volta dei cowboy omosessuali. La storia dell’omosessualità in Italia, però, è soprattutto storia di emarginazione. Il documentario ricostruisce la vita di Pasolini, esempio della lotta violenta che si perpetra contro coloro che erano definiti “deviati” da parte dell’opinione pubblica. Lo scrittore viene espulso nel 1949 dal Partito Comunista per “indegnità morale”. Destino simile per Aldo Braibanti, timido e riservato intellettuale di sinistra che ha avuto la malasorte di iniziare una storia d’amore con un giovane maggiorenne, la cui famiglia non accetta la relazione, spedisce il figlio in manicomio e porta in tribunale Braibanti. Alla fine degli anni ’60 la contestazione influenza il mondo omosessuale italiano. Stimolati da quanto sta accadendo negli USA, dove i gay scendono nelle strade per manifestare, gli omosessuali si organizzano e nel 1972 il libraio torinese Angelo Pezzana fonda il FUORI, Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, il primo movimento italiano che rivendica apertamente il diritto all’omosessualità. Un evento significativo, per certi aspetti rivoluzionario…
La serie “Storia proibita del ‘900 italiano”, prodotta da Wilder per Fox International Channels Italy, è il racconto senza veli dell’evoluzione dei costumi sessuali degli italiani. Un vero e proprio un tuffo indietro nel tempo, ricco di sorprendenti materiali di repertorio, testimonianze inedite dei protagonisti dell’epoca e interviste a numerosi esperti. La puntata “gay” va in onda giovedì 8 febbraio alle 22.00 su History Channel (sul canale 406 di Sky), con replica domenica 11 febbraio alle ore 23.
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