Il presidente ungherese Viktor Orban ha approfittato della pandemia da Covid-19 ancora in corso per instaurare un vero e proprio regime, in Ungheria, andando subito all’attacco della comunità transgender.
La notizia di una proposta di legge che vieterebbe il cambio di sesso alle persone transgender ha suscitato indignazione internazionale, con Brando Benifei, capodelegazione PD al Parlamento Europeo nonché vicepresidente European Movement International, che ha depositato insieme a tre colleghi socialisti ungheresi una interrogazione urgente alla Commissione Europea per chiedere di intervenire subito sul governo di Orban. Il motivo è assai semplice: una decisione del genere, lesiva della dignità delle persone, viola gravemente la nostra Carta dei Diritti Fondamentali.
“Ecco come il migliore amico di Salvini e Meloni vuole utilizzare i suoi nuovi poteri emergenziali”, sottolinea Brando, ricordando gli applausi dei due leader sovranisti italiani all’estremista Orban. “Vuole consolidare il suo regime di repressione dei diritti delle minoranze e degli oppositori”.
“In queste ore si stanno svolgendo discussioni importantissime per decidere del futuro dell’Europa sulla base di una nuova solidarietà”, insiste Benifei, “ma non possiamo perdere di vista quanto sta accadendo in Ungheria, perché se non si agisce con determinazione questo “virus” autoritario può dilagare quanto quello che stiamo combattendo in queste settimane. Anche in questo caso parliamo di solidarietà, quella che dobbiamo verso chi, come la comunità LGBTQI+ ungherese, oggi viene perseguitata nel proprio Paese soltanto per la propria esistenza ed identità”.
Il testo completo dell’interrogazione urgente
Il 31 Marzo 2020, il Vice Primo Ministro Ungherese Zsolt Semjén ha depositato una proposta di legge che sostituirebbe il termine “genere” con “genere alla nascita” nel registro civile. Tale cambiamento potrebbe costituire un ostacolo legale per consentire formalmente di cambiare il proprio genere. Dal momento che sembra che il registro civile ungherese consenta solo la registrazione di nomi corrispondenti al proprio genere, l’adozione del termine “genere alla nascita” potrebbe impedire alle persone transgender di registrare i nomi da loro scelti. Tale modifica comporterebbe quindi una discriminazione per i cittadini LGBTQ+ che non potrebbero avere nei documenti ufficiali il nome che riflette la loro identità di genere.
Dato quanto sopra:
- La Commissione ritiene che la modifica proposta, che potrebbe creare una discriminazione nei confronti dei transessuali nel registro civile, sia conforme alla legge e ai diritti fondamentali dell’Unione?
- Intende la Commissione intraprendere qualsiasi azione se la sostituzione del termine “genere” con “genere alla nascita” nel registro civile viene approvata?
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Questo è proprio un commento transfobo, mi sorprende leggerlo scritto qui. Comunque no non si nasce maschi o femmine, si nasce persone libere, libere di autodeterminarsi, di amare e di vivere la propria vita in sicurezza e con le persone che si vogliono bene. Non c'è nessuna coercizione che tenga, sarebbe solo una inutile tortura