Alla fine la Corte Costituzionale ha confermato la disposizione del decreto attuativo del 2017 sulle unioni civili, in cui si prevede che la scelta del ‘cognome comune’ non modifica la scheda anagrafica individuale.
Il ‘caso’ era arrivato alla Corte grazie ad una coppia di uomini assistiti dall’associazione Rete Lenford — Avvocatura per i diritti Lgbt. Nel 2016, quando si unirono civilmente, i due avevano scelto un cognome comune, prima annotato sugli atti di nascita e i documenti, e poi cancellato d’ufficio a ‘causa’ dei decreti attuativi del gennaio 2017. Decreti che la Corte ha ieri legittimato.
Unione civile e doppio cognome
La funzione del ‘cognome comune’ – come cognome d’uso senza valenza anagrafica − “non determina alcuna violazione dei diritti al nome, all’identità e alla dignità personale“. “La scelta effettuata“, continuano i giudici, “viene invece iscritta negli atti dello stato civile“.
Festeggiano gli estremisti cattolici di Pro Vita Onlus e di Generazione Famiglia, che avevano equiparato il cognome comune al matrimonio. “Le unioni civili non sono un matrimonio, che è fondato costituzionalmente sulla famiglia naturale”. Un disco rotto che continua a ripetersi.
“La sentenza di oggi della Corte Costituzionale, in merito al doppio cognome per le coppie unite civilmente – ha invece dichiarato Fabrizio Marrazzo Portavoce Gay Center – se pur per la prima volta certifica la validità della legge sulle unioni civili, la nuova Corte Costituzionale purtroppo salva i decreti attuativi, dell’allora Ministro Alfano, che delegittimavano il riconoscimento anagrafico del cambio di cognome, ossia la possibilità di far comparire il nuovo cognome sui documenti di identità, come richiesto dalle coppie e come avviene in altri paesi come ad esempio in Germania. Un passo indietro rispetto alla legge sulle unioni civili ed i diritti delle coppie lesbiche e gay.”
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Questa sentenza mi fa pensare anche al fatto che non ci sono pubblicazioni in comune per le unioni civili (che tra l'altro vengono definite "formazioni sociali specifiche" e forse oggi abbiamo capito perché). Chissà come se la sbrigherà la Corte quando dovrà pronunciarsi sull'obbligo di fedeltà.
Questa sentenza a quanto vedo avvicina l'unione civile al matrimonio, dato che la regola del 'cognome comune' con rilevanza anagrafica era stata creata specificamente per l'unione civile. Spero che ben presto il cognome comune venga eliminato del tutto, sostituito da una norma che ricalchi a tutti gli effetti quella del matrimonio. Quello che c'è da fare è semplicemente scrivere nella legge Cirinnà che ciascuna delle parti dell'unione civile ha il diritto di aggiungere al proprio cognome quello dell'altra parte e conservarlo in caso di morte della stessa. In tal modo si va a garantire maggiore libertà ai partner uniti civilmente e si mette fine alla disparità tra cognomi nell'unione civile.