Parlare con lei è una lezione. Sulla vita, la cultura e anche sull’amore. Perché questo è Monica Guerritore, cultura e amore e amore per la cultura; lo si capisce da come te ne parla. La disturbiamo nei giorni in cui, come al solito, è impegnata a provare. Tra poco ci sarà la prima di Danza di Morte di Strindberg, la storia di un marito e una moglie che per odio finiranno per uccidersi. Ma oggi è anche il giorno di un’altro importante appuntamento.
Da ieri è disponibile nelle librerie il suo primo libro, La forza del cuore edito da Mondadori. «Inizio raccontando di come la mia vocazione di attrice sia venuta fuori grazie ad un incontro, totalmente e incredibilmente casuale, con Strehler che a soli 16 anni mi fece recitare ne "Il Giardino dei Ciliegi". Ero totalmente inadeguata ad affrontare i ruoli di responsabilità, vista l’età, e questo mi rendeva succube delle personalità forti che mi circondavano, compreso Gabriele Lavia» col quale poi avrà una storia d’amore durata anni. Solo crescendo l’attrice ha scoperto la capacità di potercela fare da sola senza appoggiarsi ad un mentore, riuscendo a riappropriarsi della sua vita.
«Spero che anche chi leggerà il libro potrà sentirsi più forte. Ho messo le letture che nei momenti cruciali della mia vita mi hanno dato forza. Una vita in cui le personalità in grado di schiacciare per la loro forza non sono mancate: dal regista Valerio Zurlini (del quale mi consiglia assolutamente "La prima notte di quiete" con Alain Delon) a Indro Montanelli, da Gianni Agnelli allo stesso Strehler. «Prendevo qualcosa da tutti loro», dice Monica Guerritore.
Madrina nel 2007 per il Gay Pride di Roma, Monica Guerritore riconduce le rivendicazioni del mondo omosessuale alla "semplice" domanda di rispetto. Ma «in una società dove vige l’individualismo assoluto e allo stesso tempo la mancanza di rispetto per i diritti di ogni singolo, come si può pensare che si abbia rispetto addirittura per due individui?».
Toccante la pagina del suo libro dove racconta la morte dell’attore Romolo Valli, compagno del regista Giorgio De Lullo. "[Romolo] Ci avrebbe raggiunto dopo le ultime repliche per interpretare Versinin. Ma una sera morì. All’improvviso. […] Giorgio de Lullo dormiva nella sua stanza in albergo a Milano. Dormiva senza immaginare che l’uomo che aveva amato, il compagno di una vita non c’era più, non avrebbe mai più potuto vederlo. Quell’ amore io me lo ricordo bene: intenso, creativo, dolce. Erano inseparabili. Un uomo e un uomo. Semplicemente. Così. […] Un anno dopo per il dolore morì anche lui. Volevo bene a tutti e due. Romolo e Giorgio. E avevo deciso di non fare più teatro. Ero troppo triste."
Per fortuna non fu così e Monica Guerritore ha proseguito la sua fortunata carriera. La forza conquistata con la maturità l’ha aiutata a rialzarsi e andare avanti, ancora una volta.
di Daniele Nardini