Una doppia frattura composta oculo-mandibolare-zigomatica destra, il volto tumefatto, lividi su tutto il corpo, lesioni fisiche e morali. Andrea Casuscelli ha 19 anni e il 14 marzo scorso è stato aggredito da un branco di 12 adolescenti, nei pressi di Bertesinella, Vicenza. Un’aggressione tripla, come ci ha spiegato il giovane, ex campione di pattinaggio e proprio per questo motivo spesso, in passato, vittima di omofobia. Perché c’è chi ancora oggi lega il pattinaggio all’omosessualità.
Tutto è nato da una discussione con un amico maggiorenne, “per una mia presunta omosessualità collegata all’attività agonistica di pattinaggio artistico“. Poche ore dopo il litigio Andrea viene contattato sui social da un altro ragazzo, a sua volta amico di colui con aveva discusso. Questo coetaneo si dimostra “confidenziale“, gentile. “Non avrei mai pensato si trattasse di un adescamento“. I due si danno appuntamento per il pomeriggio successivo, domenica 14 marzo, in un parco. Andrea, accompagnato sul posto dal fratello, chiede esplicitamento che l’incontro sia solo e soltanto tra loro due, onde evitare situazioni imbarazzanti e scomode, ma improvvisamente, dopo pochi minuti di chiacchiere, 12 adolescenti, tutti tra i 15 e i 18 anni, spuntano alle loro spalle. Il branco accerchia Andrea, volano i primi calci e pugni, ma il 19enne riesce a scappare, trova degli scalini, recintati, e si siede. Ma la baby gang torna all’attacco. I 12 ragazzi, compreso l’adescatore, aggrediscono nuovamente Andrea. Calci, pugni in testa, lo fanno cadere dalle scale, gli rompono lo smartphone. Poi scappano. Andrea a quel punto va in cerca di aiuto per la strada principale, ma alle sue spalle i 12 adolescenti tornano all’attacco. Rincorrendolo.
Io sono alto 164 cm, 10 passi miei sono uno di loro, mi hanno raggiunto subito. Sono caduto in terra, ho chiesto aiuto, fortunatamente madre e figlia sono scese da una macchina e i 12 ragazzi sono scappati.
Altri testimoni di quest’ultima aggressione, i proprietari di un concessionario che si sono preoccupati dei ragazzi in mezzo alla strada, e non tanto della folle caccia al giovane. “Prima di quel giorno, non conoscevo nessuno degli aggressori. Conosco il nome del ragazzo con cui mi ero dato appuntamento, ma tutti gli altri non sapevo chi fossero“, ci ha confidato Andrea, certo della premeditazione. “L’unica motivazione dell’aggressione che riesco a darmi è che successivamente alla discussione che ho avuto con il mio ex amico, riguardo alla mia presunta omosessualità causa pattinaggio, la premeditazione è venuta proprio dal suo amico, che mi ha contattato il giorno dopo la nostra discussione”. “Dopo l’aggressione mi è arrivato un messaggio dal ragazzo con cui avevo discusso, scusandosi e scrivendomi esplicitamente che lui non era presente il giorno dell’aggressione, perché a casa con la fidanzata. E mi ha scritto esplicitamente che lui aveva detto di non picchiarmi. Questo afferma una premeditazione“.
Una sorta di potenziale vendetta macchiata dall’omofobia, per quanto gli inquirenti siano al lavoro sul caso e solo a loro spetti il compito di ricollegare tutti i fili di quella violenta e insensata domenica. Per quanto i genitori fossero contrari ad una denuncia pubblica, con inevitabile risonanza mediatica, Andrea ha deciso di esporsi in prima persona.
Sono stato aggredito domenica, ho passato la notte in ospedale e ho denunciato il tutto in questura. Poi l’ho fatto anche su Instagram, perché ritengo che se non avessi denunciato anche a livello sociale, sarebbe stato come accettare che questi avvenimenti possano avvenire anche in futuro. Questa volta è avvenuta per motivazioni emotive o sessuali, un’altra volta potrebbe succedere per motivazioni religiose, razziali, di qualsiasi tipo. Se non parlassi mi sentirei in difetto anche nei confronti del prossimo. L’esigenza di denunciarlo pubblicamente era tanta. Tengo a fare un appello, sia alle famiglie dei miei coetanei che alle istituzioni scolastiche. Ritengo che soprattutto nel genere maschile manchi proprio una sensibilità dell’animo, interiore, che può essere data anche semplicemente attraverso una lettura di un testo poetico. Questo aiuterebbe a sensibilizzare l’animo delle persone. Ho sempre avuto un rapporto un po’ conflittuale, interiore, con il genere maschile, perché vedo questa mancanza di sensibilità. Mi preoccupo per il futuro se queste sono le persone che lo compongono, mi preoccupa la dinamica del branco. Questi erano in 12 a picchiarmi, io sono contro ogni forma di violenza fisica e verbale. Sono stato vittima anche di cyberbyllismo, sempre riguardante il pattinaggio, è una cosa ora sfociata in questa aggressione.
Oltre il danno anche la beffa, perché Andrea, volto di un’agenzia di moda e pubblicità per bambini e ragazzi, a causa di questa aggressione ha perso anche un lavoro: “Domenica ho subito l’aggressione, mercoledì mi scrive l’agenzia per propormi un lavoro di una produzione Mediaset. Contratto perso per ovvi motivi“.
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12 deficenti contro 1, facile pestare ma poi scappare alla vista di una madre e della figlia, che coraggiosi, prenderli uno ad uno a schiaffoni sarebbe stupendo, ma da soli mettono la coda tra le gambe, testa bassa e camminare, che " tenerezza " inutili esseri!
Mettendoci anche un movente di invidia. Pattinatore,modello per importante casa,libero. Gli "'amici furbi" li trovi dappertutto. Geniale l'amico che dovrebbe essere "linciato" in rete al posto suo.