Il 16 Dicembre del 1950 usciva Il Coniglio di Siviglia.
Il cortometraggio animato, diretto da Chuck Jones, era una rivisitazione del celebre Il Barbiere di Siviglia di Carl Stalling, con protagonisti Bugs Bunny e Taddeo, dal 1994 annoverato al 12esimo posto tra i più grandi cartoni di sempre secondo Jerry Beck.
A ritmo con l’overture originale (accelerata per combaciare con i 7 minuti di durata) il cartone segue il rocambolesco inseguimento tra il cacciatore di conigli e i dispetti di Bugs Bunny che oscilla da un travestimento all’altro: “I am your Little senorita” gli canta ancheggiando, fino ad offrirgli fiori, cioccolatini, e anello con tanto di matrimonio finale (e Taddeo in vestito da sposa catapultato in una torta con scritto “Le Nozze di Figaro“).
Nella storia dei Looney Tunes, Bugs Bunny sposa Taddeo almeno tre volte e sempre nel pieno degli anni ’50: Steve Blanc, figlio del doppiatore originale Mel Blanc, racconta nel suo libro Bugs and Elmer: A Forbidden Love che tra i due ci fosse un vero e proprio amore proibito, mai reso esplicito dallo studio d’animazione se non attraverso doppi sensi velati e fraintendibili.
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Ma Bugs Bunny è prima di tutto un fuoriclasse del crossdressing: da graziosa vichinga a ballerina di danza classica a dama parigina e odalisca, Bugs ricorre al travestimento per fregare i propri aguzzini, e al contempo, prendersi gioco dei loro stereotipi machisti.
“Quando si traveste, Bugs Bunny parodia la “donna” per inserirsi nelle fantasie eterosessuali di Taddeo e nelle sue compulsioni eterosessiste; al fine di sabotare le sue intenzioni, egli offre al cacciatore duplici segni di femminilità, che per noi spettatori sono palesi e trasparenti, ma completamente opachi alla (il)logica di genere di Taddeo” scrive il giornalista Eric Savoy in The Signifying Rabbit “Queste scene […] illustrano la posizione di Bugs Bunny al di fuori dell’imperativo binaristico, nonché la sua capacità scivolosa di lavorare all’interno di tali sistemi per scopi sovversivi“.
In un’epoca dove ogni prodotto audiovisivo doveva sottostare al Codice Hays e i suoi rigidi paradigmi, il coniglio più famoso della televisione oltrepassava i binari di genere restando nei confortevoli standard del film d’animazione.
Oggi lo accuserebbero di queerbaiting, ma all’epoca era l’unica via per abbindolare un sistema opprimente e liberarsene: “Le persone trovavano vie per inserire la queerness nei cartoni animati e superare i limiti del Codice di Produzione, in quanto l’animazione già di per sé è un medium fatto di surrealismo e situazioni strane” scrive Melanie Kohnen, docente in Rhetoric e Media Studies.
Dal corto del 1946, Hair Raising Hare, dove interpreta un gay manicurista a Water, Water. Every Hare del 1952 dove ferma il mostro che lo sta inseguendo per sistemargli l’acconciatura, fino a Space Jam nel 1996 dove bacia in bocca Michael Jordan per dimostrargli che è “reale” e non frutto della sua immaginazione, Bugs Bunny ha dominato l’immaginario colletttivo senza ridicolizzare mai la femminilità, ma al contrario, rendendola fonte di potere e sicurezza.
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