In caso non fosse chiaro, non c‘è star di Hollywood più queer di Kristen Stewart.
L’ex Bella Swan ne ha passate di ogni: da quando le dicevano che non sapeva recitare perché aveva sempre la stessa espressione all’ossessione per le sue relazioni, che fosse Robert Pattinson o il regista (sposato) di Biancaneve e il Cacciatore.
Ma oggi Stewart viene nominata agli Oscar, ha una fidanzata che porta insieme a lei sul red carpet e con cui sogna una famiglia insieme, è un’icona del cinema d’autore, e non scende più a compromessi: ce lo ricorda sull’ultima copertina Rolling Stone dove appare in shorts, jockstrap, crop-top, con un’energia da lesbica butch che nelle ultime ore ha mandato in tilt internet, tanto da attirare anche l’attenzione dell’estrema destra americana, che ha accusato la rivista di fare propaganda LGBTQIA+ e promuovere teorie anti-gender.
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Nell’intervista Stewart si dichiara fieramente fluida fin d’adolescente,, quando si presentava a scuola con i peli sulle gambe e i ragazzi non la trovavano sexy. Aderire ad un’espressione di genere più canonicamente ‘femminile’ non è mai stata una bugia o forzatura per lei, ma riconosce che le ha garantito dei benefici fuori e dentro l’industria: “Non l’ho fatto per ottenere un lavoro. Sarebbe sbagliato. Mi sono divertita a giocare coon tutte le sfumature. Ma c’è molto più accesso se scegli di essere più “femmina”. E non c’è spazio per tutto il resto.”
La reazione dei conservatori lo conferma: dal troll malesiano Ian Miles Cheong che chiede ‘cosa avete fatto a Kristen Stewart?’ mettendo a confronto le sue foto dal 2008 ad oggi, fino all’artista transfobico, Birdy Rose, che prevede ‘la sua transizione entro fine anno’. Ma l’attrice ha dimostrato di tenere testa alle critiche dei bigotti, a partire da quel coming out nel 2017, in diretta alla SNL, dove rispose a Donald Trump di non preoccuparsi troppo della sua relazione con Robert Pattinson, dicendo: “Donald, e non ti piacevo all’epoca, probabilmente non ti piacerò nemmeno ora che presento la SNL e sono così tanto gay“.
Oggi Stewart trova rassicurazione nell’arte queer e in tutte quelle donne che si sono esposte prima e dopo di lei: da Jodie Foster, mentore e punto di riferimento da quando nel 2002 recitarono insieme in Panic Room, alla band boygenius, per cui ha diretto uno short film dove limonano tutte insieme coperte di vernice blu. Ma anche grazie alle nuove generazioni che “utilizzano il genere come un accessorio, permettendosi di essere un giorno più femminili, e l’altro no” senza stressarsi come lei e altrə millennial.
What did Hollywood do to Kristen Stewart? pic.twitter.com/ap4BxzC4zK
— Ian Miles Cheong (@stillgray) February 14, 2024
Per Stewart il cinema non è solo un lavoro, ma un nuovo veicolo per esplorare più parti della propria identità ed esprimerle come non si è permessa in passato: dal suo ultimo film Love Lies Bleeding interpreta una lesbica “mascolina, attaccabrighe, e indubbiamente arrabbiata” innamorata di una culturista, definendo il suo personaggio ‘la piccola sorella butch che non è mai la protagonista dentro un film. Mai quella con cui vorresti sc*pare. O meglio, alcune persone vorrebbero, ma non è l’esempio che ti viene prescritto”. Al suo debutto alla regia, La Cronologia dell’Acqua, tratto dall’omonimo memoir di Lidia Yuknavitch. Una storia di rielaborazione del trauma, di female rage, e BDSM tra donne che fatica a trovare finanziamenti dagli studios perché ‘troppo radicale’.
In segno di protesta, l’attrice ha dichiarato che non girerà più nessun altro film finché non riuscirà a produrre il suo, rifiutandosi di aderire agli standard dell’industria: “Se durante l’intera saga di Twilight, non ho mai fatto una cover per Rolling Stone, è perché all’epoca solo i ragazzi erano i sex symbol. Ora voglio fare la cosa pù dannatamente gay che vedrete nella vostra vita” dice a Rolling Stone “Se potessi crescermi un piccolo baffetto, o anche dei cazzo di eletti sull’addome e sbottonare pantaloni, lo farei. Mi spiace [ammetterlo] ma i ragazzi mi sbattono in faccia i loro peli del cazzo tutto il tempo, e allora penso: “Mmm, portatemeli qui”.
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