Il Burundi ha annunciato una caccia ufficiale indirizzata alla comunità LGBT.
Le ultime notizie emerse riportano di membri della comunità LGBT, compresi i giovanissimi, imprigionati e forzati a pagare per la libertà: ad annunciarlo la stessa polizia lo scorso 6 ottobre. Quelli che non possono permetterselo vengono picchiati e torturati. Abbracciato tra il Ruanda, il Congo e la Tanzania, il Burundi è stato uno dei 13 Paesi che hanno votato contro il bando voluto dalle Nazioni Unite alla pena di morte per i gay.
Bakari Ubena, un giornalista specializzato in diritti umani, ha raccontato: “L’unica ragione della caccia? Il loro orientamento sessuale: il governo dice che l’omosessualità è contro la cultura del Burundi”. E rivela che anche le associazioni LGBT sono state chiuse dalla polizia.
Jean-Daniel Ndikumana, un avvocato gay che ora lavora in Belgio ma originario del Burundi, ha condannato gli arresti e rivelato un episodio risalente al 4 ottobre quando la polizia avrebbe ammanettato sette persone a Kamenge (comune del Burundi di 65.000 abitanti), di cui due sotto i 18 anni. I due sarebbero stati rintracciati dopo la diffusione di un video su Facebook in cui ballano assieme.
Polisi ya #Burundi yatangaza kuwasaka na kupambana na watu wanaojihusisha na mapenzi ya jinsia moja.Tayari watu kadhaa wamekamatwa.#LGBT pic.twitter.com/VFNSv9KFw0
— BAKARI Ubena (@BakariUbena) 6 ottobre 2017
Il presidente Pierre Nkurunziza ha rafforzato sin dal 2009 le pene contro l’omosessualità nel Codice Penale nazionale e l’associazione Human Rights Watch sta parlando di “una spirale di violenza politica e di abusi di ogni sorta”.
https://www.gay.it/attualita/news/burundi-in-20000-in-piazza-contro-l-omosessualita
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Non per niente è uno degli stati che occupavano un posto speciale nel cuore di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. E uno di quelli che, secondo il Cardinale Sarah, sono un modello di resistenza al colonialismo culturale dell'occidente che - oh i pravi ! - condiziona gli aiuti economici al rispetto dei diritti umani.