“L’omosessualità andrebbe capita, non criminalizzata”. Una prospettiva che, dalle nostre parti, potrebbe suonare banale, ma che nel Ghana dell’omobitrasfobia pervasiva a tutti i livelli – compreso quello istituzionale – suona come un’idea rivoluzionaria.
Ad esprimerla, il Cardinale Peter Turkson, possibile futuro candidato al papato, che si oppone fermamente al disegno di legge anti-gay in discussione, volto ad imporre pene ancora più severe per chiunque si identifichi come LGBTQIA+, ma anche per attivisti e alleati.
In un’intervista alla BBC, Turkson ha sottolineato la necessità di educare le persone per far loro comprendere meglio la questione dell’omosessualità, una visione che contrasta nettamente con quella degli altri vescovi cattolici Ghanesi, che la definiscono “vergognosa”.
“Bisogna insegnare alle persone a distinguere ciò che è criminale e ciò che non lo è, le persone LGBTQIA+ non devono andare in carcere perché non sono criminali. In Ghana esistono da sempre espressioni linguistiche che definiscono l’omosessualità, non ci è stata portata da forze esterne. È importante comprendere, non punire”.
Pur sottolineando nuovamente che le identità non conformi alle norme ciseterosessuali sono considerate inerentemente peccaminose secondo la dottrina cattolica, il Cardinale ha anche citato l’esempio di Papa Francesco, il quale ha recentemente mostrato anche una certa apertura verso la benedizione delle unioni omosessuali.
Turkson ha però anche sottolineato come la forte posizione anti-gay del Ghana potrebbe essere interpretata come una rappresaglia alle imposizioni occidentali, che impongono il proprio pensiero sui paesi sottosviluppati, minacciandoli di tagliare i fondi per lo sviluppo.
Anche Alexander Kwamena Afenyo-Markin, vicepresidente del partito di maggioranza e rappresentante parlamentare per la popolazione Efutu ghanese, ha però manifestato il proprio appoggio alle dichiarazioni del Cardinale Turkson:
“Personalmente non credo che gay e lesbiche dovrebbero essere arrestat* per il loro orientamento sessuale. Anzi, non lo dico io, lo dice la Chiesa Cattolica”.
Il disegno di legge omobitransfobico in Ghana
L’intervento del Cardinale Turkson arriva proprio in un momento delicatissimo per la comunità LGBTQIA+ ghanese, mentre è in discussione in parlamento uno dei disegni di legge più omobitransfobici mai delineati. Di seguito, i punti salienti:
- fino a 3 anni di carcere per attività sessuali tra persone dello stesso sesso;
- dai 6 a 10 anni di carcere per chi produce, procura o distribuisce materiale considerato promozionale per attività LGBTQIA+;
- obbligo per cittadini e istituzioni di “promuovere e proteggere i corretti diritti sessuali umani e i valori familiari ghanesi” (il che si traduce, sostanzialmente, nell’educare i cittadini a segnalare qualsiasi comportamento discostante dalla ciseteronormatività alle autorità);
- da 6 mesi a 1 anno di carcere per manifestazioni pubbliche di relazioni romantiche tra persone dello stesso sesso;
- da 6 mesi a 1 anno di carcere per manifestazioni pubbliche di relazioni romantiche con persone che hanno subito un cambio di genere o che indossano vestiti per il “sesso sbagliato”;
- divieto di fornire assistenza sanitaria transgenere;
- scioglimento forzato di tutte le associazioni LGBTQIA+ in Ghana, con pene da 6 a 10 anni di carcere per chi partecipa a tali associazioni;
- divieto di sponsorizzazione di gruppi LGBTQIA+;
- una clausola che rende colpevoli i proprietari di piattaforme digitali o locali fisici in cui si organizzano gruppi LGBTQIA+ di promozione di attività LGBTQIA+;
- divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso;
- divieto di matrimonio con persone che hanno subito un cambio di genere;
- dai 6 a 10 anni di carcere per chi insegna ai bambini su attività LGBTQIA+ o sostiene l’esistenza di più generi oltre al binario di genere;
- divieto di adozione e affidamento per potenziali genitori LGBT+;
Un esempio emblematico di discriminazione sistemica, che negli ultimi mesi ha suscitato allarmi riguardo la stabilità democratica del Ghana stesso: se la libertà individuale di una specifica comunità può essere così fortemente limitata, si configura infatti un precedente estremamente pericoloso.
Il Ghana non è però l’unico paese africano in cui la repressione della comunità LGBTQIA+ sta raggiungendo livelli critici: anche in paesi come l’Uganda, il Kenya, in Etiopia, in Senegal e in Nigeria, la situazione riflette quell’idea secondo la quale la questione LGBTQIA+ sarebbe un vezzo occidentale, ennesimo mezzo per opprimere i paesi meno sviluppati.
Un malcontento che le autocrazie stanno sfruttando per esercitare un controllo sempre maggiore sulla popolazione.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.