Tra i registi gay emergenti, il belga Bavo Defurne è tra i più bravi e sensibili nel descrivere quel delicato mondo di incertezze, meraviglie e palpiti del cuore che è l’adolescenza. Affermato cortista, Defurne ha esordito nel lungometraggio col pregevole "North Sea Texas" che sarà presentato l’1 e il 2 novembre al Festival Internazionale del Cinema di Roma all’interno della sezione competitiva "Alice nella Città" (occhio anche al lesbico iraniano "Circumstance" fuori concorso in Extra, di passaggio lunedì e martedì).
Emoziona davvero "North Sea Texas", intimo e onesto racconto di formazione ambientato in un paesino marittimo belga, sull’innamoramento del giovane Pim per l’amico di infanzia Gino destinato a logoranti tormenti quando questi si innamora di una ragazza. Ciò che sorprende di più è la sintonia fra i piccoli attori, perfetti nella loro interpretazione naturalistica per nulla effettata. E la scena d’amore nella tenda, inevitabilmente citazionista (Brokeback Mountain, of course) avrebbe tutte le chances per diventare cult.
"North Sea Texas" verrà distribuito da Atlantide Entertainment/Queer Frame.
Abbiamo intervistato il regista.
Che cosa ti è piaciuto in particolare del romanzo di André Sollie "Nooit Gaat Dit Over" ("Questo non finirà mai") da cui è tratto "North Sea Texas"?È una storia positiva e non mesta sulla giovinezza. Ci sono tanti film gay molto belli ma con un finale triste. Per i giovani è importante che ci siano modelli positivi, vista anche la percentuale di suicidi tra gli omosessuali. Certo, ci sono anche i tormenti ma si può sempre provare a essere felici. Non è tanto sulle problematiche ma sulle cose belle dell’amore.
Ci sono molte differenze rispetto al libro?La storia principale viene sostanzialmente rispettata ma il romanzo è breve e abbiamo sviluppato alcuni personaggi secondari come quello della madre che nel libro è più caricaturale.
Dedichi il film "a tutti i ragazzini a cui i genitori hanno impedito di partecipare al film". Che cosa è successo durante il casting?Per il ruolo di Pim abbiamo visto circa 220 ragazzi mentre Gino l’abbiamo trovato più in fretta. L’attore che interpreta Pim (Jelle Florizoone, n.d.r.) aveva già fatto alcune serie tv. Ha studiato danza, un’arte che necessita di disciplina come il cinema. Ora vuole solo fare l’attore, è un bravo professionista.
Alcuni genitori non lasciavano andare i figli sul set dopo aver saputo che il film parlava di omosessualità. Un ragazzino mi ha chiamato piangendo: "Mio padre mi proibisce di baciare un ragazzo, anche se è solo per un film".
Come avete lavorato sul set?C’è stata molta preparazione, abbiamo fatto parecchie prove insieme, per conoscerci. Io avevo già girato con ragazzi giovani. L’importante era conoscersi per lavorare insieme, quindi non abbiamo fatto training psicologico o meditazione ma abbiamo parlato molto delle vite private dei personaggi, sempre nel rispetto reciproco.
Nei tuoi film la natura ha sempre un ruolo di primo piano e spesso è una sorta di Eden dove si rifugiano i personaggi.Sì, in questo caso la bellezza della natura emergeva già dal libro. Nel periodo dell’adolescenza immergersi nella natura è una situazione comune a chi si sente solo. È un’età difficile, in particolare se sei un ragazzo che si innamora di un altro ragazzo. In realtà volevo anche far capire quanto è dura. A me consente di esprimere i sentimenti in un modo poetico.
L’omosessualità è rappresentata come qualcosa di naturale in contrapposizione alle norme impositive della società.Sì, anche se ho provato a non parlare troppo di omosessualità pur adottando il punto di vista di un adolescente gay. Sicuramente non parla di gente che odia l’amore tra persone dello stesso sesso. Mi hanno colpito alcuni spettatori del film che mi hanno detto di aver perso molti anni per non aver accettato di essersi innamorati di uomini. È un film d’amore, non politico.
La società belga, comunque, è piuttosto avanti sui diritti glbt rispetto all’Italia.Sì, possiamo sposarci ma non è tutto così rose e fiori. Oltre alle difficoltà nel fare il casting ci siamo resi conto che anche per ottenere i finanziamenti non è stato facile. E ci sono stati alcuni casi di omofobia e violenza contro gay e lesbiche.
Quali sono i tuoi modelli registici? La scena del bimbo che si traveste da reginetta di bellezza per imitare la mamma mi ha ricordato "Ma vie en rose" di un regista tuo conterraneo, Alain Berliner.Sì, è un film molto bello ma a me piacciono in particolare i melodrammi di Douglas Sirk e le opere di Hitchcock e Almodóvar. Quei registi capaci di creare un mondo per il pubblico, vero per gli occhi ma anche per il cuore.
Stai già lavorando alla tua opera seconda?Sì, si intitolerà "Souvenir" e sarà ispirato alla storia vera di una cantante belga, oggi sessantaduenne, tale Liliane (Saint-Pierre, n.d.r.), che ebbe successo all’Eurovision negli anni ’80 e poi abbandonò improvvisamente la scena. Conobbe un boxeur, se ne innamorò e trovò l’energia da questo nuovo amore per riprendere a cantare. Nel film si chiamerà Laure.
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