Gli Oscar 2024 sono dietro l’angolo.
In attesa delle nomination ufficiali (che verranno annunciate questo mese), non sappiamo se vedremo per la prima volta un’attrice trans* in gara – nello specifico Trace Lysette di MONICA – ma la statuetta più famosa del mondo potrebbe svecchiarsi: almeno è quello che pensa anche Lily Gladstone, star di Killers of the Flowers Moon di Martin Scorsese, candidata ai Golden Globe 2024 e tra i nomi più gettonati per la Best Actress di quest’anno.
Gladstone ha 34 anni, utilizza i pronomi she/they, e potrebbe essere la prima attrice nativa americana candidata all’Oscar come protagonista.
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In un’intervista con PEOPLE, Gladstone spiega che la sua identità di genere riflette le proprie origini indigene, dove in ampia parte delle lingue native, i pronomi non sono declinati né al maschile né al femminile, ma il they singolare è spesso la norma (lo stesso nonno di Gladstone portava un nome che tradotto in inglese significava ‘Iron Woman’ – donna d’acciaio – e parecchie donne native portano nomi maschili).
“Ricordo che avevo nove anni e mi sentivo un po’ scoraggiata a vedere i miei cugini venir misgenderati perché portavano i capelli lunghi” ha dichiarato l’attrice. “Capita a tanti bambini, penso, in particolare i ragazzi che lasciano le comunità native dove i capelli lunghi sono celebrati, e iniziano ad essere presi in giro. Ricordo che pensavo: chiunque dovrebbe utilizzare il they singolare”
Per Gladstone cambiare i pronomi è parzialmente un modo per decolonizzare il proprio genere, dichiarando: “Accetto di stare in un gruppo di donne, sapendo che sono un po’ diversa. E quando sono in un gruppo di uomini, non mi sento come un uomo“.
Negli ultimi anni sempre più celebrità si sono esposte contro la divisione binaria tra maschi e femmine agli Oscar: nel 2022 Emma Corrin, star di The Crown e Murder at the End of The World – i cui pronomi sono they/them e si identifica come non binary – ha dichiarato di sentirsi a disagio ad essere collocatə da una parte o l’altra. Nel 2021, anche Asia Kate Dillon l’ha definita una pratica ‘esclusiva e piuttosto pericolosa’ chiedendo: non sarebbe più importante concentrarsi sull’interpretazione che sul genere?
Secondo Gladstone la divisione tra attori e attrici ha permesso storicamente di dare credito e riguardo anche alle donne, all’interno di un’istituzione che culturalmente tende a dare priorità alle interpretazioni degli uomini.
Ciò nonostante, specifica che se questa divisione non viene applicata alla regia, la produzione, o la scenografia, o tutte le altre categorie. Perché dovrebbe esserci per la recitazione? Nelle sue parole: “If there’s not a ‘director-ess,’ then there shouldn’t be actresses. There’s no ‘producer-ess,’ there’s no ‘cinematographer-ess.’”
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In Killers of the Flower Moon, Gladstone interpreta Molly, la moglie nativo americana di Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio) che la sposa sperando di appropriarsi delle sue ricchezze nell’Oklahoma degli anni ’20.
Per prepararsi al ruolo, Gladstone si è ispirata alle resilienti matriarche che l’hanno circondata, insieme ai racconti di suo padre su sua nonna. Come dice in un’intervista con IoDonna: “Appartengo a una comunità nativa che è sopravvissuta alla fine del mondo più e più volte. Spero sia un messaggio di speranza per chi è incerto sulle sorti dell’umanità”.
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