Il tempo è galantuomo, si dice. E per Fabio Tuiach, il tempo di dimettersi dalla sua carica è arrivato. Ad essere precisi, però, non è nemmeno una sua decisione, ma la scelta del Consiglio comunale di Trieste.
L’approvazione di due mozioni presentate una dal Pd e una dal M5S e votate ieri a scrutinio segreto e approvate all’unanimità però non confermano né rigettano l’allontanamento dal consiglio di Fabio Tuiach, ex pugile e consigliere comunale, celebre per le sue numerose uscite omofobe.
L’ultima, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è arrivata a febbraio scorso, con dei commenti discriminatori fatti nei confronti di Antonio Parisi, attivista LGBT aggredito proprio a Trieste. In quell’occasione, Tuiach aveva sostenuto che l’omofobia non esiste in Italia, ricordando che in altri Paesi vi è la pena di morte.
Ma le dimissioni di Fabio Tuiach non sono così vicine
Nonostante la compattezza del Consiglio comunale, non è detto che il consigliere omofobo possa essere effettivamente allontanato dalla sua carica, poiché non è così semplice come licenziare un dipendente. L’unanimità però ha mostrato come l’intero consiglio (sia maggioranza che opposizione, dunque) voglia dissociarsi dalle dichiarazioni di Fabio Tuiach, ma la decisione finale della rimozione spetta al presidente della Regione, mentre la sospensione è di norma approvata o respinta dall’assessore competente.
La votazione unanime ha semplicemente confermato la richiesta del dem Roberto Cosolini, di censurare le esternazioni del consigliere e la valutare la possibilità della rimozione.
Roberto Cosolini, firmatario della mozione Pd contro Tuiach, ha spiegato come il voto di ieri ha dimostrato che il consiglio non condivide queste opinioni, allontanandosi da “esternazioni contrarie ai valori della Costituzione“. Della stessa idea Cristian Sergo, capogruppo e primo firmatario del testo M5S, il quale ha anche specificato che “quando si viene eletti, si diventa rappresentanti di tutti i cittadini, non solo di chi ci ha votato“.
Nel frattempo, l’assessore Pierpaolo Roberti è al lavoro per capire la prassi da seguire, portando in discussione esempi di casi avvenuti in passato riguardo la sospensione di una carica pubblica. Mentre, per una rimozione, dovrebbe intervenire la magistratura con una condanna.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.