Festival Mix: che forza le anziane lesbo di “Cloudburst”

Vince la 26esima edizione il road movie al femminile del canadese Thom Fitzgerald con una strepitosa coppia di protagoniste, Olympia Dukakis e Brenda Fricker. Premiati anche "Weekend" e "Yes or no?".

Festival Mix: che forza le anziane lesbo di "Cloudburst" - Gay.it
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Si è conclusa nel migliore dei modi un’edizione particolarmente riuscita del Festival Mix, incoronando la coppia tardo-lesbo più strepitosa del festival, scoperta in extremis nel film di chiusura: le straordinarie Stella e Dotty interpretate da due premi Oscar un po’ dimenticati ma che è una gioia rivedere sullo schermo, ossia Olympia Dukakis e Brenda Fricker, nello scatenato road movie "Cloudburst" ("Nubifragio"), tanto spassoso quanto commovente. “È la prima volta che due premi Oscar dello stesso sesso si baciano!” ha ricordato sul palco il regista canadese Thom Fitzgerald, aggiungendo: “’Mi rende particolarmente felice e orgoglioso pensare che "Cloudburst" può essere significativo e speciale attraverso diverse culture, ma anche, vista la giovinezza e bellezza della giuria, attraverso le generazioni. Grazie a tutti di essere venuti e di non aver visto la partita. Ma spero vinciate”.

Vince l’amore in età, secondo una tendenza antigiovanilista del nuovo cinema queer soprattutto festivaliero (anche straight: vedi Cannes) ma soprattutto la sensibilità nel dirigere e interpretare due personaggi ritratti senza ombra di patetismo e una forte dose di ironia, ossia una burbera butch e la sua compagna di sempre non vedente – Dotty finisce all’ospedale per colpa di un dildo! – in fuga verso il Canada con un autostoppista spacciatore per sfuggire all’ospizio forzato e vivere finalmente un agognato matrimonio. E nel finale viene davvero il groppo in gola. Vittoria doppia: due giorni fa ‘Cloudburst’ ha anche vinto il Frameline, il festival lgbt di San Francisco.

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“Racconto avvincente di un sentimento ostinato – spiega la motivazione della giuria milanese composta da Jody Fouqué, Francesco Frongia, Luki Massa, Filippo Mazzarella, Gory Pianca e Dalila Sena – che fa di due anziane lesbiche due memorabili eroine romantiche, in lotta contro la brutalità dei pregiudizi. Road movie rocambolesco e movimentato, "Cloudburst" sceglie il registro della commedia per parlare di temi importanti come l’amore, la vecchiaia, i diritti civili. Un’opera popolare, toccante e divertente, che sa far ridere e pensare, e che confidiamo sarà in grado di far capire a tutti che nessuno può toglierci il diritto di essere… happy together”.

Il premio speciale va a uno dei film gay meglio scritti degli ultimi anni, "Weekend" di Andrew Haigh, “opera intensa, delicata ed emozionante. La scrittura attenta, la naturalezza della messa in scena, l’ottima prova dei due attori protagonisti ne fanno un film coinvolgente e sincero, in cui il discorso su sessualità, identità e incontro con l’altro è condotto con grazia e sensibilità rare. Film pieno di sentimento e privo di sentimentalismo, "Weekend" ci ricorda che concedersi la possibilità di un amore resta la più dolce, e forse la più faticosa, delle rivoluzioni”. Una menzione speciale è andata alla fresca commedia thailandese gender "Yes or no?" di Saratsawadee Wongsomphet in cui una timida studentessa si innamora di una ragazza che si veste e si comporta come un maschietto.

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Vince invece l’America tra i doc: la giuria composta da Cecilia Ermini, Titta Cosetta Raccagni e Alessandro Scotti ha scelto ‘United in Anger: A History of Act Up’ di Jim Hubbard perché “è un’opera che porta in sé l’importanza del lavoro collettivo e di quello militante. E che racconta di una battaglia difficile come quella contro l’Aids facendone capire il senso politico e le battaglie per i diritti ad essa legati. Senza mai cedere a banali drammatizzazioni.  È il film più completo e quello che non ci fa dimenticare che è anche grazie a persone come quelle di Act Up che noi oggi siamo qua a sostenere e godere di un festival lgbtq”. È stato segnalato anche "There Were Always Dogs, Never Kids" di Alessandro Magania e Max Tannone. Il miglior cortometraggio è lo spagnolo "Dicen – They Say" di Alauda Ruiz de Azua sul bullismo omofobico, definito dai giurati Max Croci, Manuel Masi e Cristina Salardi “un’opera magnificamente didattica, delicatamente struggente, pura e reale”. Menzione speciale, infine, al lesbico statunitense "Ciclicity" di Jason Knade.

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Vince anche la musica, vera protagonista in prima fila di diverse opere interessanti nella variegata selezione di lungometraggi: dal vogueing all-black del rilassante musical "Leave it on the floor" al pop molto eighty della genuina sit-com dance israeliana in quattro puntate "Mary Lou" di un ringiovanito – almeno stilisticamente – Eytan Fox. Non ha convinto del tutto invece il nuovo film di Gaël Morel, il dramma a tinte dark "Notre Paradis", un po’ a rischio maledettismo forzato con i suoi prostituti assassini vagamente di maniera e atmosfere troppo debitrici di "Niente baci sulla bocca" (ma Stéphane Rideau invecchiato e imbolsito resta impresso come una Béatrice Dalle inaspettatamente materna). Nel complesso, comunque, questa edizione del Festival Mix verrà davvero ricordata come una delle migliori di sempre. Chapeau!

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