Il Gay Pride di Roma non si potrà concludere sotto gli occhi della statua di San Giovanni. Neanche per quest’anno, infatti, la piazza che ospita una delle quattro basiliche di Roma – quella dedicata a San Giovanni, appunto – sarà concessa dal sindaco Alemanno come punto finale della parata che si snoderà per le vie della città il prossimo 13 giugno. «Eravamo disposti anche a spostare la manifestazione al 20 giugno», fanno sapere dal comitato organizzatore del Roma Pride, «ma dopo quattro giorni si sarebbero svolte le celebrazioni per San Giovanni e quindi non c’è stato nulla da fare».
Il giorno del Gay Pride, invece, si terrà in quella piazza una processione per Sant Antonio e da questo è scaturita la decisione del Comune che per il secondo anno consecutivo ha negato un luogo ambito da tutte le grandi manifestazioni, non solo religiose. Lì si tenne il Family Day, per esempio, ma anche il recente concerto del Primo Maggio.
Il regolamento comunale della città prevede che qualsiasi manifestazione si snodi su sei percorsi prestabiliti nessuno dei quali però sarebbe congeniale alla riuscita del corteo gay, al quale partecipano molte persone ma anche svariati carri, con tutte le conseguenze del caso. «Il percorso – spiegano dal circolo Mario Mieli – deve essere abbastanza lungo da permettere a tutti di camminare, fatto di strade abbastanza larghe per far passare i carri e con un punto di ritrovo a conclusione della parata che permetta ad un autobus a due piani di mettersi di traverso e poter così fungere da palco.»
La soluzione alternativa avanzata dal Sindaco prevedeva come punto di arrivo un’altra piazza, piazza Navona, ma la proposta è stata rifiutata perché «quel luogo ha una dimensione insufficiente ad accogliere sia i 200 mila partecipanti previsti sia i carri al seguito. In quella stessa piazza – continua il portavoce del Mieli – si sono consumati gli scontri fra gli studenti dell’Onda e alcuni attivisti di Forza Nuova proprio a causa degli accessi stretti che hanno "intrappolato" entrambi i gruppi, rimasti senza via di fuga. Non possiamo mettere la gente a rischio.»
Lo scorso anno il rifiuto a concludere il Roma Pride in piazza San Giovanni fu posto per una motivazione simile a quella di quest’anno: nel giorno del Gay Pride si sarebbe esibito un coro religioso dentro la basilica.
di Daniele Nardini
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