È su tutti i giornali la storia di Ciro Grillo, figlio del Garante del Movimento Cinque Stelle, indagato insieme ad altri ragazzi per il presunto stupro di una ragazza. Sul caso, saranno le indagini e la magistratura a chiarire la colpevolezza o meno dei ragazzi. Ma Beppe Grillo ha cercato di difendere il figlio, con un video che è diventato virale e che sta facendo discutere l’Italia intera.
Nel video vengono lanciate pesanti accuse alla ragazza, la presunta vittima, minimizzando invece i presunti aggressori. Inoltre, Beppe Grillo afferma:
Perché una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va in kite surf e dopo 8 giorni fa la denuncia vi è sembrato strano! Bene vi è sembrato strano, è strano!
Perché non denunciare lo stupro il giorno dopo?
È questa la domanda che pone Grillo nel video. A rispondere ci ha pensato Eva Del Canto, 29 anni, toscana trapiantata a Manchester. La ragazza, a 17 anni, ha subito uno stupro. Il giorno dopo, non ha denunciato.
Il giorno dopo, Eva è andata a scuola. Ma è molto probabile che poche persone denuncino uno stupro il giorno dopo. Il giorno seguente una violenza si cerca di dimenticare, si cerca di eliminare quelle immagini, quei ricordi. Ci si chiede “è successo davvero a me?“. Si cerca addirittura di ricordare, quanto la droga o l’alcol assunti (magari sotto costrizione, come sarebbe successo in questo caso) abbiano offuscato i ricordi di quei momenti. In certi casi, interviene il subconscio, che ci protegge eliminando quei precisi ricordi.
Eva ha voluto raccontare la sua reazione al video, che l’ha portata a scrivere un post social e lanciare l’hashtag #ilgiornodopo. Ha così dato il via a una campagna, con centinaia di follower che hanno deciso di pubblicare una loro foto con un cartello, descrivendo cos’hanno fatto “il giorno dopo”. E così, c’è chi il giorno dopo è andata a lavoro, chi è uscita con gli amici, che è andata al cinema.
A Fanpage.it, Eva ha raccontato quali sono i pensieri a seguito di uno stupro:
Io non ho denunciato perché non non pensavo di doverlo fare, non pensavo di essere una vittima, pensavo di essere ugualmente responsabile. Adesso so che non ho più niente di cui vergognarmi e se c’è una cosa che ho imparato utilizzando i social, o confrontandomi con altre persone è che abbiamo tutti un potenziale di dolore che non riusciamo a esprimere, finché qualcun altro non lo esprime per noi.
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