Il lato gay di Arisa

Vincitrice morale dell'ultimo festival di Sanremo, è lei la più amata dai gay? A noi ha confessato di essere un po' maschio... e a volte pensa che vorrebbe innamorarsi di una donna

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Reduce da X Factor, Arisa non ha deluso le aspettative sanremesi. Nuovo look, impeccabile, voce perfetta quanto incantevole, sul palco dell’Ariston ha presentato una delle canzoni più belle di tutta la kermesse. Ha recentemente pubblicato un nuovo album: Amami, undici canzoni, di cui due scritte dalla stessa Arisa, che su Itunes è il più venduto tra quelli degli artisti in gara al festival. Stesso destino per il singolo La notte, inchiodato in vetta alla classifica dello store digitale. Pubblicato da Mondadori, è uscito anche il primo romanzo autobiografico della cantante: Il paradiso non è un granché. Siamo andati a incontrarla.

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Arisa, la canzone che hai presentato al festival è molto bella, così come tutto il tuo album. Domanda di rito, ti dispiace non essere stata la vincitrice?
Per niente, sono felice di non essere arrivata prima perché non so gestire le emozioni plateali. Essere arrivata seconda mi ha tolto l’onere di capire come avrei dovuto essere nel momento della premiazione.
Molti dei miei contatti su Facebook sono gay, non c’è giorno in cui qualcuno non posti un tuo video o scriva frasi delle tue canzoni. Alla presentazione del tuo cd e del tuo libro c’erano moltissimi gay. Insomma, com’è questo fatto, stai diventando una nuova icona?
Non lo so. Sta di fatto che ci sono delle persone che hanno superato, come me, dei limiti nella vita e hanno analizzato se stesse. La popolazione gay ha dovuto fare i conti con il fatto di non avere una sessualità standard e si è fatta delle domande. Molti magari hanno affrontato difficoltà con la famiglia, hanno dovuto spiegare delle cose, che in realtà non dovrebbero spiegare a nessuno, perché la sessualità è una cosa intima e personale. Credo che chi affronta delle difficoltà, poi nella vita affini una certa sensibilità. Detto questo, probabilmente i gay capiscono al di là delle apparenze che si possono fidare di me.

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Qual è il lato gay di Arisa?
Io sono un po’ maschio, in effetti. Quindi un lato gay ce l’ho.
Ti sono mai interessate le ragazze?
Be’ sì, a volte penso che potrei, dovrei forse, innamorarmi di una donna perché gli uomini sono un po’ difficili da capire e sempre meno alla portata. Considerando che si sono sempre delle difficoltà interpersonali, talvolta mi dico: mamma mia, adesso mi fidanzo con una donna! Però la mia natura è quella di amare gli uomini. Con le donne avrei difficoltà.
Tu vieni da un piccolo paese della Basilicata. Come può essere la realtà di un adolescente gay dalle tue parti? Ti è mai capitato, magari quando andavi a scuola, di assistere a episodi di omofobia, di bullismo, di ragazzi presi in giro per il loro orientamento sessuale?
Fortunatamente non ho mai assistito a nulla del genere. Però, credo che la mia terra sia uno di quei posti in cui ci si nasconde quando ci si rende conto di essere gay. Però devo dire che negli ultimi tempi ho visto un miglioramento, c’è meno vergogna. Ho notato delle coppie omosessuali che si abbracciavano o baciavano, questo è bello. In alcune recenti interviste ho detto che la mia terra ha subito una crescita sul profilo amoroso, e mi riferivo proprio a questo, però in televisione non puoi spiegare più di tanto.

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Tu ti sei trasferita a Milano per lavoro. Molti gay del sud si trasferiscono sia per lavoro, sia per vivere più liberamente la loro sessualità. Come vedi questa cosa?
È una questione di tempo, quando il nord sarà pieno, ci si sposterà verso il centro, poi di nuovo verso il sud. È vero che al sud c’è una mentalità un po’ più ristretta, questo fa parte di una tradizione che si vuole mantenere a tutti i costi. È anche la riverenza nei confronti dei genitori, il non volerli deludere e tradire la loro fiducia. Pensa che il padre da noi lo chiamiamo sir, in italiano sire, cioè re. C’è una struttura familiare molto diversa, prima di ferire un genitore e di rompere il sogno che questi ha di un figlio perfetto, si va via e si decide di vivere lontano dalla famiglia.
Questo non è molto bello…
Sarebbe bello poter vivere apertamente. A volte si sbaglia, pensando che i genitori siano ignoranti e meno comprensivi di quello che sono in realtà. Magari sono loro stessi che si fanno sottovalutare a causa di un’educazione troppo rigida. Prima di tutto, un genitore ama suo figlio, al di là del suo sesso e dei gusti sessuali. Va sfatato il mito del padre padrone, c’è solo una difficoltà di comunicazione, potrebbe essere tutto molto più semplice. 
Quindi sei dell’idea di incoraggiare a dirlo ai propri genitori?
Io sono favorevole a incoraggiare le persone a non avere paura di se stesse. La repressione genera violenza, e la violenza affligge il nostro Paese.

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A Sanremo Morandi ha detto “Io amo i gay”. Ma la cosa non è piaciuta molto alla comunità gay. Tu cosa ne pensi?
Forse l’ha detto male, ma non credo che abbia un’avversione verso il popolo gay. Siamo in uno Stato che è suscettibile a fraintendimenti e qualcuno avrebbe potuto ipotizzare il contrario. Non è facile parlare in televisione.
Se digiti Arisa su Youtube, escono dei video molto carini di un gruppo israeliano con una travestita coi baffi, che canta e balla, lo sapevi?
C’è anche una porno diva cinese che si chiama come me, che ci devo fa’?! Di quella israeliana non lo sapevo, fa bene però a tenersi i baffi, almeno mantiene questa virilità femminile. Anch’io ho i baffi, ma non ho il coraggio di farli vedere.
Un tuo messaggio per i lettori di Gay.it?
Non vorrei rivolgermi al popolo gay come se fosse una cosa diversa da tutto il resto del mondo. Non faccio nessun tipo di differenza. A tutti i vostri lettori mi rivolgo con enorme affetto, vi ringrazio di avermi seguito, e di seguirmi. Un grande saluto da Arisa!

Arisa in questi giorni sta presentando il suo disco negli store Feltrinelli, dopo Milano, Verona, Torino, Roma e Napoli le rimangono ancora: 1 marzo (ore 18:00) a Bologna alla Feltrinelli di Piazza Ravegnana e il 2 marzo (ore 18:00) a Firenze alla Feltrinelli di via Dei Cerretani 32.

di Francesco Belais

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