Hanno chiaramente fatto rumore le motivazioni delle sentenze n. 32 e 33 dello scorso 28 gennaio rese note ieri dalla Corte Costituzionale, che ha chiesto al Parlamento una legge ad hoc che garantisca pieni diritti a tutti i bambini, compresi quelli con genitori LGBT.
Monica Cirinnà, senatrice Pd, ha amaramente sottolineato come ancora una volta sia stata la Corte costituzionale a dover indicare la strada al Parlamento, nel tentativo di dare risposta a concrete domande di giustizia, riconoscimento e tutela. Due sentenze che affermano con nettezza che “non è più tollerabile il ritardo del Parlamento nell’adozione di leggi per il riconoscimento dello status di figli di entrambi i genitori, anche nel caso di coppie di mamme e di papà“, ribadisce la senatrice, rimasta scottata nel 2016 dallo stralcio della stepchild adoption dalle ‘sue’ unioni civili.
In entrambe le pronunce la Corte ha esemplificato le concrete soluzioni perseguibili, ovvero il rafforzamento dell’istituto dell’adozione in casi particolari, i cui limiti sono particolarmente evidenti proprio nel caso delle bambine e dei bambini delle famiglie arcobaleno, e la revisione delle norme in materia di riconoscimento della genitorialità alla nascita. Indicazioni talmente chiare da portare la senatrice Pd a prendere immediata posizione.
Presenterò al più presto un progetto di legge che traduca in un articolato i principi espressi dalla Corte. Quel che è certo è che esiste un vuoto, dolorosissimo, che il Parlamento dovrà colmare al più presto, senza strumentalizzazioni ideologiche e con un vero e proprio scatto d’orgoglio. Esiste, deve esistere, una politica capace di non ignorare la vita delle persone.
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