Il Pride è tornato a Mumbai, in India, dopo una lunghissima pausa durata quattro anni. La parata è andata in scena sabato 3 febbraio, con una folla di persone che ha marciato per le strade di Gamdevi, nel sud di Mumbai, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti queer. Qualche migliaio di persone hanno partecipato all’evento, secondo quanto riportato dal Free Press Journal, con la comunità LGBTQIA+ indiana che sta lottando per il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Sudhanshu Latad, responsabile dell’advocacy per The Humsafar Trust, ha dichiarato all’Hindustan Times: “Lo scopo del Pride è quello di aumentare la visibilità della comunità, per stimolare consapevolezza, discussione e promuovere spazi sicuri per tutti noi. Quando le persone vedono eventi divertenti che si svolgono negli spazi pubblici… e vedono le nostre bandiere arcobaleno, si uniscono a noi, ed è lì che inizia una conversazione.”
L’ultimo Pride di Mumbai si era tenuto all’inizio del 2020, alla presenza di oltre 8.000 persone. Negli ultimi 4 anni gli organizzatori avevano dovuto affrontare non pochi problemi nell’ottenere i necessari permessi da parte della polizia, senza dimenticare le restrizioni dovute dalla pandemia di Covid-19.
Nell’ottobre del 2023 la Corte Suprema indiana si è rifiutata di legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso, sottolineando come non sia considerato un diritto costituzionale e attribuendo al parlamento la responsabilità di legiferare in tal senso. Il Presidente della Corte Suprema dell’India Dhananjaya Yeshwant Chandrachud ha sentenziato che non spetta alla Corte Suprema creare una nuova istituzione matrimoniale, anche perché la Corte “non può emanare leggi, ma può farle rispettare“.
I cinque giudici della massima Corte del paese si sono divisi, scrivendo ben 4 sentenze separate. Alla fine hanno vinto i no, per 3-2. Tuttavia, con una sentenza storica, la stessa Corte ha dato tutta una serie di indicazioni al governo su nuove leggi che dovranno consentire alle coppie LGBTQIA+ di poter adottare bambini. In questo modo cadrà il regolamento CARA (Central Adoption Resource Authority), che consentiva solo a una persona queer di adottare, e non alle coppie. La Corte ha poi emesso altre indicazioni nei confronti del governo, che è fermamente contrario al matrimonio egualitario. Ovvero il dover garantire che la comunità queer non sia discriminata, sensibilizzare il pubblico sui diritti queer, creare case sicure e una linea diretta per i membri della comunità queer e riconoscere i diritti dei cittadini LGBTQIA+.
Al momento, solo due paesi asiatici riconoscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, Taiwan (2019) e Nepal (2023).
Nel 2018 la Corte Suprema indiana aveva abolito la criminalizzazione del sesso gay, figlia dell’era coloniale. Lo scorso giugno un sondaggio ha rilevato che il 53% degli adulti indiani è a favore della legalizzazione del matrimonio egualitario.
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