Se n’è andato oggi, lunedì 3 luglio 2017, Paolo Villaggio.
Il grande attore comico, creatore di una delle maschere satiriche più acute e divertenti degli ultimi decenni, il ragionier Fantozzi, ha fatto ridere amaramente generazioni di italiani e ha segnato l’immaginario collettivo della cultura popolare nazionale.
Negli ultimi anni di vita, però, Villaggio si è distinto per alcune dichiarazioni omofobe: tra le più note, dopo aver definito – al programma radiofonico La Zanzara – l’omosessualità come un’anomalia genetica da comprendere fino in fondo, ha rivelato a Panorama il suo passato da carogna (parole testuali) con Fabrizio De Andrè: “Fingevamo di essere brave persone. Da ragazzi tormentavamo due omosessuali, uno dichiarato e l’altro no. Li prendevamo a pietrate, solo per il gusto di farlo. Perfidia pura”.
Dell’omosessualità aveva un’opinione tutta sua: “I cattolici hanno sempre cercato di colpevolizzare l’omosessualità. E invece non è così, perché l’omosessualità è un incidente e se si ha davvero amore per il prossimo, bisogna avere comprensione per una deviazione che non è desiderata”. O ancora: “Il rapporto tra omosessuali non è niente, è un vizio come andare con i transessuali”. Essere gay non è una scelta, “come dice la Chiesa che li bruciava vivi. Si nasce omosessuali”.
“Ugo Tognazzi? È stato salvato dal caso. Un giorno, a Milano, incontra un travestito affascinante, viene colto da una curiosità tragica e decide di portarselo in hotel, vicino al Corriere della Sera. Mentre sta cercando di sodomizzarlo, per strada scoppia una bomba che Tognazzi interpreta come segnale divino. Da quel giorno la sua condotta è stata più lineare”: provocatoriamente al di sopra degli schemi, ora spietato ora sarcastico, vittima e fautore di personaggi e di idee indelebili Paolo Villaggio. L’omofobia non è un’idea, è una colpa: se è vero che la morte cancella le colpe e che l’arte nobilita al punto da oscurare tutto il resto, allora questo articolo non ha alcun senso. Se invece la morte non cancella niente e tutto rimane, ci sono i presupposti per dire che il personaggio, a volte, sa essere più umano dell’interprete.
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A nemico che fugge ponti d'oro! Che Villaggio sia stato un grande è tutto da vedere, perché il trionfalismo becero e idiota dei giornali non è certo un criterio per giudicare e per conoscere. Eppoi, quando si diventa personaggio pubblico credo che non si abbia più diritto di pretendere atteggiamenti discreti che non entrino nella vita privata, per cui se senti dire che come uomo Villagio era una carogna, perché non dovrei crederci? Infine, quanto a cultura, non credo che il tipo abbia costituito un'eccezione, la cui mancanza gode di un immotivato apprezzamento da parte di politici e giornalisti la vera piaga di questa nostra povera nazione in balia alle idiote disquisizioni cinguettanti di una mentalmente povera Mussolini o di una Santanchè quanto balbettante sue distorte elucubrazioni mentali anch'esse frutto di una colossale ignoranza e di un becero quanto distorcente moralismo cattolico sempre da esecrare e da combattere in ogni dove.
Certe uscite infelici e sgradevoli fanno pensare da una parte alla vecchiaia incattivita di alcuni anziani la cui esistenza è scandita dalle partite a carte alla bocciofila tra una bestemmia e un bicchiere di vino; dall'altra sembrano dei tentativi falliti (a causa della senilità?) di rimanere fedele alla comicità ligure, sempre molto caustica come dimostrano Crozza, Luca e Paolo, Dario Vergassola ma anche lo stesso Grillo. Lo ricordo in una faticosa intervista con Bignardi alle Invasioni Barbariche e per il resto non mi sento di aggiungere altro su una persona di 84 anni che ha passato gli ultimi due mesi di vita immobilizzato in un letto d'ospedale.
Villaggio era un genio: a cominciare dal fatto che diceva cose che altri, anche certi paladini dei diritti, pensano ma non dicono perché politicamente scorretto, perché ipocriti, oppure magari aggiungendo che hanno molti amici gay. L'omosessualità lo riguardava molto da vicino in famiglia, chi sa le cose sa di cosa parlo. Gli artisti vanno valutati per le loro capacità artistiche: solo noi italiani abbiamo questa ossessione di consocere "la persona dietro". E' stupido e infantile. Hitler era vegetariano e animalista. Ma questo non lo faceva un essere umano degno di questo nome.
sull'animalismo di Hitler avrei qualche dubbio. Sospetto che si tratti di una frottola degli anti-animalisti, specialmente cattolici (e lo sono quasi tutti). Argomento il mio dubbio citando il "test d'ammissione" alla Schutzstaffel, che consisteva proprio nel sopprimere pubblicamente e in maniera atroce il proprio animale domestico, per provare la propria totale consacrazione alla causa. E poi un filmato girato nel "nido delle aquile" in cui, parlando della passione per la caccia di Goering Hitler depreca non la caccia ma il fatto che la si pratichi con fucili invece che con lance e frecce...
Tutti i documrnti e le testimonianze convergono non si tratta di una opinione. Sono fatti storici. Vegetariano e animalista
e ricordiamo anche uno spunto antisemita di tempo fa, a completare i miei dubbi sulla grandezza della buonanima. Comunque, r.i.p.
Lo aveva detto anche la Anna Mazzamauro. Meglio il personaggio che come persona.
Mai piaciuto né lui né i suoi personaggi. Mi ha sempre dato l'idea della persona sporca dentro e fuori. Non mi mancherà per niente... unico fastidio: 8 film di questo personaggio a sera per le prossime sere. Non è sempre vero che sono i migliori ad andarsene...