Sciogliere Pro Vita e vietare le terapie riparative

Convegno "Sei come sei" di Gaynet nei giorni del Roma Pride. Alliva "Ripresa della retorica della devianza". Grillini "Quelli di Pro Vita sono parafascisti".

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pro vita terapie riparative
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Durante il convegno “Sei come sei” organizzato da Gaynet come parte degli eventi del Roma Pride, Simone Alliva, ha sollevato preoccupazioni riguardo alla ripresa della retorica della devianza. Alliva ha evidenziato come sui social media e nella politica si stia verificando una stigmatizzazione crescente, con la promozione di conferenze che, sotto titoli apparentemente innocui, spiegano dettagliatamente strategie per reprimere orientamenti sessuali e identità di genere considerati devianti. Questi eventi sono organizzati dalle stesse realtà che hanno ritirato il patrocinio al Roma Pride da parte della Regione Lazio.

Alliva ha condiviso storie di ragazzi minorenni che sono stati vittime di abusi legati alla messa in pratica delle teorie riparative.

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Franco Grillini ha introdotto il tema della depatologizzazione dell’omosessualità e delle identità LGBT+, sottolineando la necessità di implementare in Italia l’ICD 11 per garantire pieno supporto anche alle persone trans. Grillini ha menzionato la presenza di gruppi parafascisti come Pro Vita, che si dedicano a denunce e intimidazioni contro coloro che cercano di diffondere informazioni scientifiche corrette, e ha sostenuto la chiara richiesta del loro scioglimento.

L’avvocato e legista Antonio Rotelli ha illustrato le differenze nelle normative contro queste pratiche in Spagna, Francia, Germania e Malta, evidenziando che in alcuni casi queste normative che vietano le terapie riparative si applicano non solo alle persone minorenni, ma a tutta la popolazione.

Successivamente, Cathy Renna, Direttrice della Comunicazione della NationalLGBTQTaskForce degli Stati Uniti, ha sottolineato l’importanza di raccontare le esperienze delle persone sopravvissute a questi trattamenti per coinvolgere l’opinione pubblica nel sostegno alle normative di intervento.

Jack Dresher, un noto psichiatra e psicoanalista, ha discusso del percorso che ha portato alla depatologizzazione dell’omosessualità e dell’incongruenza di genere, essendo stato lui stesso il protagonista principale del gruppo di lavoro che ha revisionato la classificazione internazionale delle malattie (ICD 11).

Cristina Leo, Vice Presidente di Gender X e psicologa, ha sottolineato l’importanza di includere le persone transgender nella lotta contro le terapie riparative in Italia. Ha citato uno studio pubblicato nel 2019 da Jama Psychiatric, secondo cui negli Stati Uniti una persona transgender su cinque che ha cercato assistenza professionale ha subito trattamenti di conversione, i quali aumentano il rischio di suicidio e lo quadruplicano per i minori.

Durante l’evento, anche l’attivista transgender Yasmin Incretolli ha condiviso la sua testimonianza, raccontando di essere stata portata da un prete a Trastevere che, secondo le informazioni raccolte dalla madre, affermava di essere in grado di curare l’omosessualità. Incretolli ha descritto le terapie riparative come un controllo sul corpo e sui genitali, condotte da individui spesso legati all’ambiente religioso, che manifestano morbosa curiosità e interesse sessuale per i minori, alimentando gli stereotipi di pedofilia spesso associati al movimento LGBTQIA+.

Gay.it: articoli sulle terapie riparative su Gay.it >

Rosario Coco, presidente di Gaynet, ha concluso l’evento affermando che si tratta di evidenti forme di abuso nei confronti del corpo, dell’identità e dell’autodeterminazione delle persone, che devono essere fermate. Ha annunciato l’inizio di un percorso di sensibilizzazione coinvolgendo associazioni, esperti e la cittadinanza per chiedere con forza che l’Italia proibisca i trattamenti di conversione.

 

 

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Immagine di copertina: Foto di Stormseeker su Unsplash

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